Non è facile ricostruire la vita quotidiana dei bambini-ragazzi-adolescenti nel quinquennio 1945-50.
Certamente le difficoltà economiche e organizzative del primo dopoguerra avevano condizionato la vita dei ragazzi. Ma appena la vita riacquista un minimo di normalità ecco che la scuola torna ad essere al centro della vita dei giovani. Ma com’era la scuola prima della guerra?
Il governo Mussolini aveva dato l’incarico al filosofo fiorentino Giovanni Gentile di riformare la scuola italiana. E la riforma di Giovanni Gentile, varata nel 1923, creò una scuola nella quale l’istruzione classica era considerata il punto centrale della preparazione culturale del giovane.
Scuola elementare, obbligatoria e gratuita, era suddivisa in due corsi:
inferiore (fino alla 3° classe) e superiore (4° e 5° classe). Per l’ammissione al corso superiore bisognava superare un esame di Stato.
Ginnasio - dopo la scuola elementare, che si concludeva con l’esame per conseguire il "certificato di compimento", lo studente doveva sostenere un altro esame: quello di ammissione al Ginnasio.
Anche il Ginnasio era suddiviso in due corsi e il passaggio al corso superiore comportava un esame da sostenere alla fine della terza Ginnasio. Alla fine del quinto anno di Ginnasio lo studente affrontava gli esami conclusivi definiti ”Esami di ammissione al liceo".
Liceo Classico è triennale e il conseguimento del diploma di maturità classica permette l’accesso a tutte le facoltà universitarie.
Il giovane che arrivava all’Università aveva quindi superato ben sei esami nei primi tredici anni di studi. Le materie di insegnamento del ginnasio erano italiano, latino, greco, storia, geografia, matematica, lingua straniera (dalla 2° alla 5° ginnasio), religione ed educazione fisica.
Liceo Scientifico, di durata quadriennale e al quale si accedeva con gli stessi titoli di ammissione per il Liceo Classico, prevedeva un approfondimento degli studi scientifici e il proseguimento dello studio della lingua straniera, oltre all’insegnamento del disegno.
I maturati al Liceo Scientifico non potevano iscriversi a lettere, filosofia e giurisprudenza.
Il liceo classico era la scuola per eccellenza e apriva la strada ad ogni possibilità di studi universitari.
Le alternative ai licei classico e scientifico erano:
Scuola secondaria di avviamento professionale, era il più basso gradino e serviva in sostanza ad avviare i giovani al lavoro dopo il 14° anno d’età,
Istituto tecnico e all’istituto magistrale, erano pure scuole di avviamento al lavoro, ma prevedevano anche un accesso limitato agli studi universitari: facoltà di agraria o di economia per il primo, facoltà di magistero per il secondo.
Liceo artistico dava la possibilità di proseguire gli studi solo all’Accademia di belle arti o alla facoltà di architettura.
Le diverse scuole comportavano una differenza di spese da affrontare. Ecco i costi, riferiti al 1935, di un corso di studi completo (ossia fino al conseguimento del diploma finale) nei diversi settori dell’istruzione secondaria:
- ginnasio e liceo classico: Lit. 3.700
- ginnasio e liceo scientifico: Lit. 4.120
- scuola di avviamento al lavoro: Lit. 50
- istituto magistrale: da Lit. 1.610 a Lit. 2.400
Diplomarsi geometri o ragionieri costava Lit. 2.136, mentre chi terminava gli studi al grado inferiore degli istituto tecnici pagava in tutto Lit. 1.038.
Ricordiamo qui gli stipendi di allora (1930). Paga mensile di un contadino lire 90, di un operaio 200, di impiegato 270, di ragioniere impiegato 350, di alto dirigente dalle 900 alle 1000 lire mensili.
Dal 1° novembre del 1928 fu imposto il "libro unico" per l’insegnamento elementare, approvato dal governo che a partire dall’anno scolastico 1930-31 diviene obbligatorio anche nelle scuole private. Inutile dire che lo scopo del libro unico era quello di insegnare nozioni approvate e volute dal regime.
Nel 1935 viene introdotta una nuova materia, obbligatoria in tutte le scuole secondarie, inferiori e superiori: la "cultura militare".
Trenta ore di insegnamento all’anno, impartite da ufficiali della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, che dovrebbero servire a forgiare nei giovani lo spirito guerriero. La materia costituisce un vero sbarramento che, se non superato, impedisce il conseguimento sia della maturità che della laurea. Peraltro si tratta sempre di un insegnamento e di uno sbarramento "all’italiana" e i giovani bocciati in "cultura militare" si conteranno ogni anno sulle dita di una mano.
La caduta del fascismo e il successivo ristabilirsi della democrazia in Italia non portano particolari rinnovamenti alla scuola.
Solo a metà degli anni 50 la popolazione scolastica iniziava a crescere (come naturale conseguenza del grande incremento demografico del dopoguerra), premendo su strutture vecchie ed obsolete.
I vari ministri che si sono succeduti hanno dato il via ad una serie di interventi circoscritti tutti caratterizzati da una volontà di rendere meno dura e selettiva la scuola, ma che non attuano una vera riforma globale della struttura scolastica di Gentile.