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Dopo la vittoria su Taranto (272 a.C.) Roma stipulò un’alleanza con i Mamertini
che governavano Messina e che erano in guerra con Cartagine e Siracusa.
Fu
questa la causa occasionale dello scontro con Cartagine. La causa vera fu invece
il progressivo deteriorarsi della solidarietà romano-cartaginese, venuta
definitivamente meno dopo la sconfitta di Pirro per il fatto che Roma, a quel
punto, da potenza prevalentemente terrestre finiva col possedere attraverso il
gioco delle alleanze una possibile potenza navale, pericolosa per la flotta
commerciale di Cartagine.
Roma e Cartagine, che si battono per il dominio sul Mediterraneo, sono entrambe
repubbliche dominate da una classe aristocratica: a Roma comandano i ricchi
proprietari terrieri, mentre a Cartagine dominano poche potentissime famiglie di
danarosi commercianti.
Ma Cartagine, anche se più ricca, appare meno solida sul piano militare e
politico della rivale Roma: qui i soldati sono cittadini, che combattono per
amore della patria, devotamente amata; a Cartagine invece i soldati sono
mercenari, uomini raccolti qua e là con la lusinga del denaro.
È lo scontro tra due civiltà tanto diverse tra loro.
Prevarrà Roma e la sua
civiltà, dopo la vittoria, potrà diffondersi in tutto il Mediterraneo,
unificandolo.
Iniziando da Cartagine, possiamo dire che è una colonia fondata dai fenici
provenienti da Tiro nell'814 a.C.: il suo nome « KartHadasch » significa « Città
nuova ».
E'
posta al centro del Mediterraneo, sulla costa dell'Africa, nel fondo di un vasto
golfo, a sud della foce del fiume Bagradas (oggi Megerda, in Tunisia).
Il suo porto si apre sul canale di Sicilia che mette in comunicazione il
Mediterraneo occidentale con il Mediterraneo orientale.
E' il più grande centro del traffico fenicio nell'Occidente: molto popolosa, ha
l'aspetto di una città orientale con le sue formicolanti folle vestite a colori
vivaci. Essa è retta da una potente aristocrazia di commercianti e di generali.
Il suo esercito è formato da soldati mercenari ed è fornito di
elefanti da guerra, che avevano il compito dei nostri carri armati.
Cartagine ha due porti: quello da guerra è circolare e può contenere fino a
duecento triremi o quinqueremi (navi cioè a tre o a cinque ordini di rematori);
il porto commerciale di forma rettangolare rigurgita sempre di battelli da
carico e di merci.
Benché l'agricoltura vi sia prospera, Cartagine è soprattutto una città
commerciale. I marinai cartaginesi (detti anche punici) esplorano con tenacia e
abilità le coste d'Europa e d'Africa, dalla Norvegia al Camerun, alla ricerca di
prodotti rari (ferro, argento, oro, stagno, piume di struzzo, avorio...).
Ovunque Cartagine fonda scali commerciali e colonie nell'Africa del Nord, nella
Spagna meridionale, in Corsica, in Sardegna, in Sicilia. In quest'ultima isola
Cartagine si scontra con le città greche (specialmente con Siracusa), gelose
della loro indipendenza.
Prima Guerra Punica - Roma
ottiene la Sicilia -
Per secoli i rapporti tra Roma e Cartagine erano stati buoni : Roma era una
potenza esclusivamente terrestre, mentre Cartagine era potenza marittima. Nella
prima metà del III° secolo esse sono divenute le due più grandi potenze del
Mediterraneo Occidentale.
Roma è giunta fino a Reggio, mentre Cartagine possiede buona parte della fertile
Sicilia. Le diffidenze reciproche e le gelosie cominciano ad emergere. Nel 264
scoppia all'improvviso tra i due Stati il primo conflitto che durerà 23 anni e
che terminerà con la vittoria di Roma. Ma quale fu la causa? In quel tempo in Sicilia erano
stanziati soldati mercenari
di origine campana, i Mamertini (cioè uomini di « Mamers », di Marte) i quali,
licenziati dal sovrano di Siracusa, durante il viaggio di ritorno alla loro
terra s'impadroniscono di Messina, ove commettono atti di violenza di ogni
genere sulla popolazione.
Siracusa intendeva punirli ma, nel timore del sovrano siracusano, i Mamertini
chiedono aiuto a Cartagine, che interviene.
Presto i Mamertini si accorgono che i Cartaginesi sono alleati scomodi
e chiedono allora aiuto ai Romani che si trovano a Reggio, sull'altra riva dello
Stretto. Il Senato romano esita ad intervenire, ma alla fine decide di far
passare alle sue truppe lo Stretto: la Sicilia è un ricco granaio e vale la pena di affrontare una guerra.
Dal 264 al 256 Roma riporta grandi vittorie in Sicilia e respinge i Cartaginesi
all'estremo ovest dell'isola: Gerone di Siracusa diventa alleato dei Romani.
Questi, vincitori per terra, vogliono ora misurarsi con Cartagine sul mare.
Preparano una flotta che nel 260 riporta una splendida vittoria sui Cartaginesi
a Milazzo.
Come fanno i Romani a vincere anche per mare?
Il segreto è nell'ideazione di particolari ponti levatoi, detti corvi, che i Romani hanno costruito sulle
loro navi. Essi servono per agganciare le navi cartaginesi e trasformare così il
combattimento navale in battaglia terrestre sul ponte delle navi stesse .
Nel
256, dopo tanti successi e allo scopo di finire la guerra, il console Attilio
Regolo sbarca audacemente in Africa.
Ma qui le cose non vanno bene.
In Africa, lontani dalle loro basi e terrorizzati dai numerosi elefanti da combattimento
usati dai Cartaginesi, i soldati romani sono sconfitti: 5.000 legionari e lo
stesso Attilio Regolo sono fatti prigionieri. Una sconfitta navale nel 249 aggrava
il disastro.
Roma si riorganizza rapidamente e respinge di nuovo i Cartaginesi all'estremo angolo occidentale dell'isola.
Nel 242 Roma, in una
formidabile battaglia navale alle isole Egadi, sconfigge Cartagine, che è
costretta a chiedere la pace.
La pace è concessa a miti condizioni:
- cessione della Sicilia e delle isole poste tra questa e l'Africa, che formano
la prima provincia romana;
- proibizione di navigare con quinqueremi nei mari italiani;
- pagamento in 10 anni di una indennità di guerra (3200 talenti d'argento = 18
milioni di lire oro).
Seconda guerra punica - Roma ottiene la
Spagna - Tra la prima e la seconda guerra punica passano circa 20 anni. Roma durante
questo tempo approfitta di buone occasioni e occupa la Sardegna e la Corsica,
che diventano la seconda provincia romana; inoltre invade la pianura padana, la
conquista e la trasforma in una provincia, la Gallia Cisalpina, in cui vengono
fondate varie colonie come Mutina (Modena), Placentia (Piacenza), Cremona.
I cartaginesi da parte loro cercano di compensare le perdite subite,
conquistando la Spagna meridionale, dove si trovano ottime miniere di argento e
di ferro e dove l'agricoltura è fiorente ed è facile trovare buoni soldati
mercenari per l'esercito cartaginese.
I progressi compiuti da Cartagine in Spagna preoccupano Roma e quando il generale cartaginese Annibale nel 219 si
impadronisce di Sagunto, città alleata di Roma, posta a sud della foce
dell'Ebro, Roma dichiara guerra.
E qui comincia l'offensiva folgorante dei Cartaginesi, guidati da uno dei più
grandi e geniali condottieri che mai l'umanità abbia visto: Annibale, della
potente famiglia dei Barca .
Questi parte da Sagunto nell'estate del 218 con
90.000 soldati di fanteria, 12.000 cavalieri e 38 elefanti. Supera i Pirenei, il
Rodano, valica le Alpi, malgrado il freddo, i precipizi e irrompe nella pianura
padana.
I Romani sorpresi sono sconfitti due volte: le popolazioni della Gallia, da poco
sottomesse, si ribellano e passano ad Annibale. Un nuovo esercito romano
comandato dal console Flaminio tenta di fermarlo, ma viene sconfitto gravemente
sul lago Trasimeno: lo stesso console cade in battaglia. Sembra che la via di
Roma sia libera per l'esercito di Annibale, ma il capo cartaginese non avanza
verso la capitale nemica, ma va verso le Puglie e poi passa in Campania.
Roma
non si arrende: nomina un dittatore, Fabio Massimo, detto il
Temporeggiatore, perché non affronta in campo aperto i Cartaginesi, ma li
tormenta con piccole imboscate e rapidi colpi di mano.
Ma nel 216 un impaziente e presuntuoso console romano sfida in campo aperto
Annibale a Canne sulle rive dell'Ofanto. I Romani sono sconfitti clamorosamente:
più di 50.000 sono i caduti romani a Canne e tra essi figurano 80 senatori, una
totale disfatta.
Tuttavia Annibale esita ancora ad attaccare direttamente Roma,
tanto che un suo generale gli dice: « Tu, Annibale, sai
vincere in battaglia, ma non sai profittare della vittoria ».
Roma, pur
stremata, prepara nuove legioni, arruola
anche gli schiavi.
In questo grave momento di debolezza, sono tuttavia numerosi gli alleati italici
rimasti fedeli a Roma.
Intanto dalla Spagna sta arrivando con
consistenti rinforzi di
uomini il fratello di Annibale, Asdrubale: al Metauro viene affrontato dai
Romani, sconfitto ed ucciso nel 207.
È un grave colpo per Annibale, il cui
esercito si è anch'esso indebolito nella lunga guerra.
Intanto un giovane e abilissimo generale, Publio Cornelio Scipione, si è fatto
strada: ha già conquistato tutta la Spagna ed ora riprende l'idea di Regolo,
cioè portare la guerra in Africa, proprio sotto le mura dell'odiata Cartagine.
La città punica, angosciata nel vedere improvvisamente la guerra alle sue porte,
richiama in patria Annibale : così l'Italia è liberata.
Nel 202, ad ovest di Cartagine, a Zama si svolge una grande e decisiva
battaglia. I Cartaginesi vengono sconfitti: di essi ben
20.000 cadono uccisi ed altrettanti vengono fatti prigionieri. Annibale si mette
in salvo con la fuga. Canne è ormai vendicata.
Cartagine chiede ed ottiene la
pace, ma a durissime condizioni:
- consegna di tutte le navi da guerra, tranne dieci;
- cessione di tutti i possessi cartaginesi fuori dell'Africa;
- impegno a non fare mai guerra, senza l'autorizzazione di Roma; - pagamento di
un'enorme
indennità di guerra, da pagare in 50 anni,
- riconoscere il regno di Numidia a Massinissa, fedele alleato dei Romani.
Questo segna il tramonto della grande potenza cartaginese.
E’ questa seconda sconfitta che segna il punto di non ritorno
per la civiltà romana: Roma è la prima potenza mediterranea e ciò impone la
creazione di nuove strutture politiche e amministrative e una serie di grandi
trasformazioni nell’economia e nella società.
E’ da questo momento che il
contatto fra mondo latino e civiltà ellenica si fa fecondo.
Terza guerra punica - distruzione di
Cartagine - Cartagine in grave crisi non minaccia
seriamente Roma, ma i Romani rimangono sempre vigilanti sull'antica nemica. Appena si accorgono
che Cartagine da segni di rinascita, mandano una commissione
per indagare. Annibale non si sente più sicuro in patria e fugge in Oriente,
dove più tardi si suiciderà per non cadere nelle mani dei suoi implacabili
nemici.
A Roma un influente uomo politico, Catone, detto il Censore, insiste in tutti i
suoi discorsi che bisogna distruggere Cartagine. Ma occorre un pretesto per
attaccare la città: questo viene fornito da un antico alleato dei Romani, Massinissa, il quale provoca i Cartaginesi.
Roma impone allora umilianti
condizioni, tali che Cartagine preferisce ribellarsi e combattere : con
l'energia della disperazione essa resiste agli attacchi furiosi di Scipione
Emiliano, figlio adottivo di Scipione l'Africano.
Ma alla fine del 146 a.C. la città è conquistata, data alle fiamme e distrutta:
persino il suo suolo è dichiarato « maledetto ».
Dopo la sua ricostruzione a 15
km dalla costa, il territorio diventa « Provincia romana d'Africa ».
Imperialismo romano -
Roma è ora la capitale di un vasto dominio.
Non ha un programma di conquiste, ma si attiva una specie
di meccanismo, che non è più in grado di fermare. I Romani, un popolo di soldati
e di contadini, sono spinti dalla loro avidità a non perdere le buone occasioni
per accrescere il loro patrimonio. Per consolidare una conquista Roma è
trascinata a farne di nuove in luoghi sempre più lontani.
Così accade con
la Macedonia, che ha parteggiato per Annibale : in due guerre viene vinta e
sottomessa.
Simile sorte ha la Siria, il cui re Antioco III è vinto e costretto a cedere
tutta l'Asia Minore ad un fedele amico dei Romani, il re di Pergamo.
Verso il
130 A.C. lo Stato Romano ormai controlla quasi tutte le coste del Mediterraneo:
una lenta e profonda opera di romanizzazione e di unificazione di tutto il mondo
civile ha inizio.
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