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Israele e il popolo Ebreo  1800a.C. - 1516 d.C.

La Palestina o terra di Canaan ( = promessa) è a sud della Fenicia (monti del Libano); è un'arida regione di altipiani e colline, intorno al lago di Tiberiade, al fiume
Giordano e al Mar morto. A Ovest ha il Mar mediterraneo, a Sud la penisola del Sinai, a Est il deserto dell'Arabia.
La storia degli ebrei, tramandata oralmente dai sacerdoti, è contenuta nei 24 libri della Bibbia (Antico Testamento).Esodo
La più antica versione scritta (papiri del Mar morto) è del primo secolo a.C..
I Patriarchi (XVII sec. a.C. circa) - La storia ebraica comincia 4.000 anni fa' con il patriarca Abramo, suo figlio Isacco e suo nipote Giacobbe. Documenti scoperti in Mesopotamia, che risalgono alla prima metà del secondo millennio a.C., confermano determinati aspetti del loro modo di vita nomade, come descritto nel Libro della Genesi. La Bibbia racconta come Abramo fu chiamato a essere il fondatore di un nuovo popolo in una nuova terra e il portatore di una nuova fede in un Dio Unico. Egli partì da Ur e si stabilì in Palestina.

Quando una carestia si diffuse in tutto il paese, Giacobbe detto Israele, i suoi dodici figli e le loro famiglie, si stabilirono nella terra di Goshen, a oriente del delta del Nilo in Egitto.

Inizialmente furono accolti molto bene e Giuseppe divenne vicerè, ma alla fine i loro discendenti furono ridotti in schiavitù e costretti al lavoro forzato.
Esodo e insediamento (circa XIII - XII sec. a.C.) Dopo 400 anni di schiavitù, gli israeliti vennero condotti in libertà da Mosè che, secondo la narrazione biblica, fu prescelto da Dio per condurre il suo popolo fuori dall'Egitto, di ritorno alla Terra di Israele (Eretz Israel) che era stata promessa ai loro progenitori.

Durante 40 anni di peregrinazioni nel deserto del Sinai, gli israeliti ricevettero la Legge di Mosè, che comprendeva i Dieci Comandamenti, e si amalgamarono in una nazione. L'esodo dall'Egitto lasciò un'impronta indelebile nella memoria nazionale del popolo ebraico e divenne un simbolo di libertà e indipendenza.

Ogni anno gli ebrei celebrano Pesach (Pasqua), Shavuot (Festa della Donazione della Legge o Pentecoste) e Succot (Festa dei Tabernacoli), commemorando gli avvenimenti di quei tempi.
Durante i due secoli seguenti, gli israeliti (XII - XI) conquistarono la maggior parte del paese e diedero vita al consolidamento economico e sociale. Periodi di pace relativa si alternavano a tempi di guerra durante i quali il popolo si radunava intorno a capi noti come "giudici", che venivano scelti per le loro abilità politiche e militari, come pure per la loro capacità di ispirare fiducia; restavano in carica soltanto il tempo necessario a soggiogare il nemico.
IMosèn seguito, la debolezza intrinseca di questa organizzazione tribale di fronte a una minaccia dei filistei (un popolo originario dell'Asia minore che aveva costruito piazzeforti sulla costa) generò il desiderio di un capo che unificasse le tribù e trasformasse la propria posizione in un'istituzione permanente, in cui l'autorità veniva trasmessa ereditariamente.
La Monarchia (circa 1020-930 a.C.) - Il primo re, Saul, costituì il ponte fra un'organizzazione tribale e l'istituzione di unaRe Davide piena monarchia sotto il suo successore, Davide. Il re Davide (circa 1004 - 965 a.C.) fece di Israele una delle maggiori potenze nella zona con spedizioni militari di successo, fra le quali la disfatta definitiva dei filistei, come pure creando una rete di alleanze con regni limitrofi. Di conseguenza, la sua autorità era riconosciuta dai confini dell'Egitto e dal Mar Rosso fino alle rive dell'Eufrate. All'interno, creò una nuova amministrazione, fece di Gerusalemme la capitale, unificò le dodici tribù di Israele in un regno unico e collocò Gerusalemme e la monarchia al centro della vita nazionale del paese. La tradizione biblica attribuisce a Davide molte qualità, fra cui una disposizione alla poesia e alla musica, come risulta dal Libro dei Salmi, che è attribuito a lui.
Il re Salomone (circa 965-930 a.C.), che ereditò l'impero fondato dal padre Davide, dedicò la maggior parte delle sue attività a rinforzare il regno. Con patti con i re vicini, corroborati da matrimoni a scopi politici, assicurò la tranquillità all'interno del regno e ne fece una delle grandi potenze dell'epoca. Salomone estese il commercio estero e promosse il progresso economico nel paese sviluppando grandi imprese come l'estrazione del rame e la fusione dei metalli. Fortificò città di importanza strategica ed economica e ne fondò di nuove. A coronare le attività edilizie di Salomone vi furono il palazzo reale e il Tempio a Gerusalemme, che divenne il centro della vita nazionale e religiosa del popolo. La Bibbia attribuisce a Salomone il Libro dei Proverbi e il Cantico dei Cantici.
La Monarchia divisa(930-586 a.C.) Il governo di Salomone fu avversato verso la fine dallo scontento di una parte della popolazione, che doveva pagare pesantemente per i suoi piani ambiziosi. Contemporaneamente, il trattamento preferenziale accordato alla sua tribù suscitò malcontento nelle altre, e l'antagonismo fra la monarchia e i separatisti tribali aumentò considerevolmente. Con la morte di Salomone, un'insurrezione aperta condusse alla separazione delle tribù del Nord e alla divisione del paese in un regno settentrionale, Israele, e un regno meridionale, Giuda.
Divisione di IsraeleIl regno di Israele, comprendente il territorio di dieci delle tribù di Israele, con capitale Samaria, durò più di 200 anni sotto 19 re, mentre il regno di Giuda, nel territorio di Giuda e Beniamino nel Sud, fu governato da Gerusalemme per 400 anni da un uguale numero di re della stirpe di Davide.

Ecco alcuni dei re di Giuda:

Roboamo, figlio di Salomone, 922-915

Abiyam 915-913

Asa 913-873

Giosafat 873-849

Ioram 849-842

Atalia 842-837

Gioash 837-800

Amasia 800-783

Uzzia 783-742

Acaz 735-715

Ezechia 715-687

Manasse 647-642

Giosia 640-609

Yoakim 609-598

deportazione in Babilonia da parte di Nabuccodonosor

 

Alcuni re di Israele

Geroboamo, 922-901

Basha 900-877

Omri 876-869

Acab 869-850

Gioacaz 815-801

Gioash 801-786

GeroboamoII 786-746

 

Nell'anno 701 a.C. Sennechri re babilonese - assedio di Gerusalemme.

I re israelilani hanno un vasto harem simbolo della floridezza del regno.

L'espansione degli imperi Assiro e Babilonese portò sotto il loro controllo Israele prima e Giuda poi. Il regno di Israele fu schiacciato dagli Assiri (722 a.C.), il suo popolo fu deportato in esilio e cadde nell'oblio. Più di un secolo più tardi, la Babilonia, con Nabuccodonosor,  soggiogò il regno di Giuda, rase al suolo il Tempio (586 a.C.) e cacciò in esilio la maggior parte degli abitanti.
Il primo esilio (586-538 a.C.)

La conquista babilonese condusse al termine della Prima Confederazione Ebraica (periodo del Primo Tempio), ma non recise il legame del popolo ebraico con la Terra. Presso i fiumi di Babilonia, si impegnavano solennemente a ricordare sempre la loro patria: "Se ti dimentico, Gerusalemme, possa la mia destra dimenticare la sua abilità, possa la mia lingua attaccarsi al palato se non ti ricordo, se non pongo Gerusalemme al di sopra di ogni mia più  grande gioia" (Salmi 137:5-6)
L'esilio babilonese, che seguì la distruzione del Primo Tempio (586 a.C.), segna l'inizio della Diaspora ebraica. Là cominciò a svilupparsi l'ebraismo come sistema unico di idee e modo di vita fuori della Terra di Israele, e questo in ultima analisi assicurò la sopravvivenza nazionale e l'identità spirituale del popolo, che impregnò di vitalità sufficiente a salvaguardare il futuro del popolo in qualità di nazione.
Periodo persiano ed ellenistico (circa 538-142 a.C.) -

In seguito a un decreto del re persiano Ciro che aveva conquistato Babilonia, alcuni ebrei tornarono alla loro Terra. Si calcola che 50.000 persone tornarono in patria nel Primo Ritorno (538 a.C.), condotti da Zerubavel, un discendente della stirpe di Davide.
Meno di un secolo più tardi, il Secondo Ritorno fu guidato da Ezra lo Scriba. Per i quattro secoli che seguirono, gli ebrei conobbero vari gradi di autonomia nel governo sotto i Persiani (538-333 a.C.) e più tardi sotto la sovranità ellenistica (Tolomei e Seleucidi  333-142 a.C.).


Il ritorno in patria degli ebrei, la guida ispirata di Ezra, la costruzione del Secondo Tempio, il restauro e la fortificazione delle mura di Gerusalemme e l'istituzione della Knesset Haghedolah (Grande Assemblea) come ente religioso e giuridico supremo del popolo ebraico, segnarono l'inizio della Seconda Comunità (periodo del Secondo Tempio). Entro i confini dell'Impero Persiano, la Giudea era una nazione incentrata su Gerusalemme, la cui guida era affidata al Gran Sacerdote e al Consiglio degli Anziani.
Nel corso del periodo ellenistico, i governatori seleucidi, che avevano base in Siria, proibirono la pratica dell'ebraismo e dissacrarono il Tempio, in un tentativo di imporre all'intera popolazione cultura e abitudini di orientamento greco. In reazione a questo, sorse un vasto movimento di rivolta (166 a.C.) e si trasformò in una capace forza combattente. La rivolta fu guidata all'inizio da Mattatia, della stirpe sacerdotale degli Asmonei, e, alla sua morte, da suo figlio Giuda, noto come il Maccabeo, che riportò un certo numero di vittorie sull'esercito seleucide e riconsacrò il Tempio (164 a.C.).

Tali eventi sono commemorati ogni anno durante la festa di Channuca.
La Dinastia Asmonea (142-63 a.C.) -

In seguito a ulteriori vittorie asmonee, i Seleucidi (142 a.C.) restituirono l'autonomia politica e religiosa alla Giudea (così veniva ora chiamata la Terra di Israele) e, con la caduta del regno seleucide (129 a.C.), si raggiunse l'indipendenza totale. I governatori asmonei, che divennero monarchi ereditari, riconquistarono territori di estensione non molto inferiore al regno di Salomone. Durante il periodo della dinastia asmonea, che durò circa 80 anni, si raggiunse un consolidamento politico sotto un governo ebraico e la vita ebraica prosperò.


Sotto il governo romano (63 a.C.- 313 d.C.) -

Quando i romani si sostituirono ai Seleucidi nel ruolo di potenza maggiore nella zona, assicurarono al re asmoneo, Ircano II, un'autorità limitata sotto il governatore romano di Damasco. Gli ebrei non accettarono di buon grado il nuovo regime, e gli anni seguenti videro frequenti insurrezioni. L'ultimo tentativo di restaurare la gloria passata della dinastia asmonea fu fatto da Mattatia Antigono (40 a.C.). La sua sconfitta e morte tre anni più tardi, per mano dei romani, segnarono la fine del governo asmoneo, e la Terra d'Israele divenne uno stato vassallo dell'Impero Romano.
Nel 37 a.C. Erode, figlio di un consigliere del re Ircano II e genero di quest'ultimo, venne designato dai romani re di Giudea. Per quanto non avesse alcuna autorità in politica estera, a Erode fu assicurata un'autonomia praticamente illimitata negli affari interni del paese, e divenne uno dei sovrani più potenti nella zona orientale dell'Impero Romano. Grande ammiratore della cultura greco-romana, Erode promosse un intenso programma edilizio, comprendente la costruzione delle città di Cesarea e Sebastia e delle fortezze di Herodium e Masada. Inoltre rifece il Tempio trasformandolo in uno dei più begli edifici del suo tempo. Ma nonostante le numerose mete raggiunte, Erode non riuscì mai a conquistare la fiducia e l'appoggio dei suoi sudditi ebrei.
Dopo la morte di Erode (4 a.C.), il potere dei suoi discendenti andò progressivamente diminuendo, a causa soprattutto dell'opposizione popolare alla dinastia erodiana, finché‚ la Giudea passò direttamente sotto l'amministrazione romana (6 d.C.). Quando il governo romano, sempre più duro e insensibile, divenne intollerabile, gli ebrei si rivoltarono (66 d.C.): regnava allora l'imperatore romano Nerone. Questa rivolta si concluse con la totale distruzione di GeRegni di Israele e Giudarusalemme (70 d.C.) e la sconfitta dell'ultima roccaforte degli ebrei a Masada (73 d.C.).

La distruzione di Gerusalemme e del Tempio (70 d.C.) per opera di Tito, comandante delle forze romane, colpì duramente il popolo ebraico. Secondo lo storico ebreo contemporaneo Giuseppe Flavio, si calcola che un milione di ebrei morirono soltanto nell'assedio di Gerusalemme, mentre molti furono uccisi altrove e decine di migliaia furono venduti come schiavi.
Un ultimo breve periodo di indipendenza ebraica seguì la rivolta di Shimon Bar Kochba (132) durante la quale la Giudea e Gerusalemme furono riconquistate. Tuttavia, data la forza massiccia dei romani, il risultato era scontato. Alla fine di tre anni, secondo l'usanza romana, Gerusalemme fu "arata con una coppia di buoi"; per cancellare tutti i legami ebraici con la Terra d'Israele, la Giudea ricevette il nuovo nome di Syria Paleshna e Gerusalemme quello di Aelia Capitolina.
Gli ebrei e l'ebraismo sopravvissero al conflitto con Roma, anche se il Tempio era stato distrutto e Gerusalemme era stata rasa al suolo. La piccola comunità ebraica rimasta si riprese gradatamente, rinvigorita di tanto in tanto da esuli che ritornavano. La vita istituzionale e comunitaria venne ricostruita per far fronte alla nuova situazione, senza cioè la cornice unificatrice di uno stato e del Tempio.

Il supremo ente legislativo e giudiziario, il Sinedrio (successore della Knesset Hagedolah), fu riconvocato a Yavneh (70 d.C ) e più tardi a Tiberiade. I sacerdoti furono sostituiti dai rabbini, e, in mancanza di un luogo di culto centrale, la sinagoga, di cui sussistono maestosi esempi a Cafarnao, Korazin, Bar'am, Gamla e altrove, divenne il fulcro di ciascuna delle comunità disperse. La Halakhah (legge religiosa) servì di legame comune fra gli ebrei e venne trasmessa di generazione in generazione.

Sotto il governo bizantino (313-616) - Verso la fine del IV secolo, in seguito alla conversione al Cristianesimo dell'imperatore Costantino (313) e alla creazione dell'Impero Bizantino, la Terra di Israele era diventata un paese prevalentemente cristiano. Nei luoghi sacri a Gerusalemme, a Betlemme e in Galilea si costruirono chiese, e si fondarono monasteri in molte parti del paese. Gli ebrei vennero privati della relativa autonomia di cui godevano prima, come pure del diritto a occupare cariche pubbliche, e ebbero la proibizione di entrare a Gerusalemme tranne un giorno all'anno per commemorare la distruzione del Tempio. L'invasione persiana del 614 fu accolta con gioia e anzi favorita dagli ebrei, che erano ispirati da speranze messianiche di liberazione. Come segno di gratitudine per il loro aiuto, ricevettero l'amministrazione di Gerusalemme; questo interludio, tuttavia, durò solo tre anni. In seguito, l'esercito bizantino rientrò nella città (629) e espulse di nuovo la popolazione ebraica.
Sotto il governo arabo (636-1099)
La conquista araba del paese avvenne quattro anni dopo la morte di Maometto (632) e durò più di quattro secoli, con califfi che governavano da Damasco prima, poi da Bagdad e dall'Egitto. All'inizio del governo islamico, gli ebrei tornarono ad abitare a Gerusalemme, e alla comunità ebraica fu accordato di vivere sotto "protettorato", lo stato conosciuto dei non-Musulmani (717) danneggiò la gestione pubblica, l'osservanza religiosa e lo stato legale del pubblico ebraico, mentre l'imposizione di pesanti tasse sul terreno agricolo obbligava la maggior parte di essi a lasciare le proprie comunità rurali e a trasferirsi in città, dove la loro situazione non migliorò di molto.

La discriminazione sociale ed economica in costante aumento costrinse molti ebrei a lasciare il paese, così che verso la fine dell'XI secolo la comunità ebraica nel paese era sensibilmente diminuita e aveva perduto in parte la propria coesione organizzativa e religiosa.
Il periodo crociato (1099-1291 ) - Durante i due secoli che seguirono, il paese fu dominato dai Crociati, che, rispondendo a un appello del Papa Urbano II, vennero dall'Europa a riscattare la Terra Santa dagli infedeli. Nel luglio 1099, dopo un assedio di cinque settimane, i cavalieri della Prima Crociata conquistarono Gerusalemme e fondarono il Regno Latino. La maggior parte degli abitanti non cristiani della città vennero massacrati; barricati nelle loro sinagoghe, gli ebrei difesero il loro quartiere, soltanto per essere bruciati vivi o venduti schiavi. Per i pochi decenni che seguirono, i Crociati estesero il loro potere sul resto del paese, attraverso trattati e accordi, ma per lo più con sanguinose conquiste militari. Il regno crociato era quello di una minoranza di conquistatori confinati per lo più in città fortificate e castelli. Così, per quanto il paese fosse sotto il dominio cristiano, non divenne un paese cristiano.
Una volta che i Crociati avevano aperto strade commerciali dall'Europa, i pellegrinaggi in Terra Santa divennero popolari, e, nello stesso tempo, gruppi sempre più numerosi di ebrei cercarono di ritornare alla loro antica patria. Documenti dell'epoca indicano che 300 rabbini dalla Francia e dall'Inghilterra arrivarono in gruppo, e si stabilirono parte ad Acco (Acri), parte a Gerusalemme.
Quando i Crociati furono sconfitti da Saladino il Curdo (1187), agli ebrei fu di nuovo accordata una certa libertà, che comportava il diritto a ristabilirsi a Gerusalemme. Per quanto dopo la morte di Saladino (1193) i Crociati riguadagnassero il controllo della maggior parte del paese, la loro presenza rimase limitata a una rete di castelli fortificati. La sconfitta finale (1291 ) inflitta dai Mammalucchi, una classe militare musulmana che aveva preso il potere in Egitto, pose fine alla dominazione cristiana del paese.
Sotto il governo Mamelucco (1292-1516)
Sotto i Mamelucchi la Terra divenne una provincia secondaria retta da Damasco. Acco, Giaffa e altri porti furono distrutti per paura di nuove crociate, e il commercio internazionale rimase interrotto. Verso la fine del Medio Evo, i centri urbani del paese erano praticamente in rovina, la maggior parte di Gerusalemme era abbandonata e la piccola comunità ebraica era afflitta dalla povertà. Il periodo del declino dei Mamelucchi fu oscurato da sovvertimenti politici ed economici, epidemie, invasioni di locuste e terremoti disastrosi.
 

Legenda - per capire i termini biblici:
I
Profeti  -  pensatori religiosi considerati dotati del dono divino della rivelazione predicarono nel periodo della monarchia fino ad un secolo dopo la distruzione di Gerusalemme (586 a.C.). In qualità sia di consiglieri dei re in materie relative alla religione, alla morale e alla politica, sia di loro critici, sotto la supremazia della relazione fra il popolo e Dio, i profeti erano guidati dalla ferma convinzione della necessità di giustizia e scrissero energici commentari sulla moralità della vita nazionale ebraica. Le loro esperienze rivelatrici furono registrate in libri di prosa e poesia di alta ispirazione, molti dei quali furono inclusi nella Bibbia.
Il richiamo universale e duraturo dei profeti deriva dal loro appello a una considerazione fondamentale dei valori umani. Parole come quelle di Isaia, "Impara a fare il bene, dedicati alla giustizia, aiuta chi ha subito un torto, sostieni i diritti degli orfani, difendi la causa della vedova" (Isaia 1:17) continuano a ispirare la ricerca della giustizia sociale da parte dell'umanità.
La Menorah   -  candelabro a sette bracci, d'oro era importante oggetto rituale nel Tempio di Salomone nell'antica Gerusalemme. Da allora, è stata il simbolo del patrimonio spirituale ebraico in luoghi innumerevoli e in grande varietà di forme.
Masada  -  Quasi 1.000 uomini, donne e bambini ebrei, che erano sopravvissuti alla caduta di Gerusalemme, occuparono e fortificarono il complesso del palazzo del re Erode sulla cima della rocca di Masada presso il Mar Morto. Per tre anni resistettero contro ripetuti tentativi romani di cacciarli. Quando alla fine i romani irruppero a Masada, trovarono che i difensori e le loro famiglie avevano scelto di morire per mano propria piuttosto che cadere schiavi. Masada è divenuta il simbolo della volontà del popolo ebraico di vivere libero nella sua terra.
L'Halakhah  -  è il complesso delle leggi che regolano la vita ebraica fin dai tempi post- biblici. Riguarda gli obblighi religiosi degli ebrei, tanto nelle relazioni interpersonali quanto nelle pratiche di osservanza rituale, e abbraccia praticamente tutti gli aspetti del comportamento umano - nascita e matrimonio, gioia e dolore, agricoltura e commercio, etica e teologia. Radicata nella Bibbia, l'autorità dell'Halakhah si basa sul Talmud, il corpo di leggi e tradizioni ebraiche (completato circa nel 400), che include la Míshnah -la prima compilazione scritta (codificata circa nel 210) della Legge Orale, a cui erano stati dedicati 400 anni di sforzi collettivi; e la Ghemara - un'elaborazione della Mishnah, che continuò per altri tre secoli circa. Per fornire una guida pratica all'Halakhah, compendi concisi e sistematici sono stati compilati da studiosi religiosi a partire dal primo e secondo secolo. Fra i più autorevoli di questi compendi è lo Shulhan Arukh, scritto da Joseph Caro a Safed nel XVI secolo.

Censimento  -  Ai tempi della massima tensione antiromana, iniziata nell'anno in cui il legato di Siria F. Sulpicio Quirino ordinò il censimento dei giudei (6-7 d.C. secondo Flavio Giuseppe), esistevano in Giudea parecchi partiti a sfondo politico-religioso. I sadducei, i farisei, gli esseni e gli zeloti costituivano vere e proprie sette i cui aderenti erano più impegnati a combattersi tra loro che a schierarsi uniti contro la signoria romana.
I Sadducei  -  rappresentavano il partito che riuniva la maggiori famiglie sacerdotali, gli aristocratici, i liberi pensatori. Nemici acerrimi dei farisei e degli zeloti, essi gestivano le banche e l'intera amministrazione del tempio. Per loro Dio aveva legiferato le Leggi contenute nelle Sacre Scritture e il Popolo Eletto aveva il dovere di rispettarle. Al di fuori però di quanto era scritto, essi trovavano lecito scegliere tra il bene e il male, senza preoccuparsi dell'al di là. Poiché l'anima moriva con il corpo materiale non esistevano premi o punizioni. Ricchi e potenti, i sadducei erano filoromani, rigidissimi nell'applicare la legge del taglione al popolo minuto, amanti dello sfarzo e dei beni voluttuari. Per i farisei essi erano più empi dei pagani. La maggior parte dei Sadducei fu assassinata dagli zeloti durante la guerra contro l'occupazione romana, altri si salvarono con la fuga
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I Farisei  -  costituivano il più importante partito politico-religioso. Ligi alla purezza spirituale e battaglieri, contestavano al clero (che era composto da:

Sommo sacerdote, responsabile della legge e del Tempio. Presiede il Sinedrio. Entra, una volta l’anno, nel “santo dei santi”.

Semplici sacerdoti, suddivisi in ventiquattro classi, che esercitano la loro funzione nel Tempio a turno.

Leviti, clero più povero, che esercita funzioni subalterne: raccolta delle decime, il canto, la preparazione dei sacrifici.

Il sacerdote è soggetto a particolari regole che riguardano il suo modo di vestire e di nutrirsi, ha la prerogativa di interpretare la leggi contenute nella Sacre Scritture. Per loro l'uomo era libero di scegliere tra il bene e il male senza però dimenticare che l'anima, immortale, era attesa da Dio per il giudizio. Per i buoni c'era quindi la reincarnazione, per i malvagi un castigo senza fine.
Secondo i farisei Dio aveva dettato a Mosè anche un insieme di Leggi orali tramandate di padre in figlio alle successive generazioni. Ecco quindi la necessità di insegnarle nelle sinagoghe e nelle scuole dove si discuteva su ciò che era lecito e non lecito. Gli uomini colti e gli scribi erano tenuti in alta considerazione dai farisei, gl'ignoranti e la gente di campagna, rozza e primitiva, disprezzati.
Dopo al distruzione di Gerusalemme da parte di Tito (70 d.C.) essi furono i soli a mantenere viva l'unità spirituale del popolo giudaico. Secondo Flavio Giuseppe, all'epoca di Erode il Grande (37-4 a.C.) i farisei non superavano le 6000 unità.

Gli Esseni  -  costituivano un altro partito. Riuniti i confraternite e ligi al celibato, essi praticavano con scrupolo la comunità dei beni e la purità rituale. Diffondevano idee messianiche nate dall'interpretazione esoterica delle sacre scritture e sognavano una nuova alleanza tra Dio e i giudei essendo quella del Sinai ormai dimenticata da un popolo degno di castigo. Disprezzavano chi amministrava il Tempio giungendo a definire empio il sommo sacerdote in carica, massima autorità della giudea e come tale presidente del Sinedrio. Gli esseni si definivano Figli della Luce. Li guidava il Maestro di Giustizia, un novello Mosè molto vicino a Dio. Pare che una frangia estremista della loro setta si sia schierata con gli zeloti nella guerra di liberazione.
Zeloti  -  Ligi al principio che il popolo di Giuda deve avere un solo padrone in Dio, gli zeloti rappresentavano la setta più turbolenta. Spinti alla lotta per la liberazione del paese da uno zelo di Dio talmente radicato da trasformarli in fanatici, essi ebbero una parte preponderante nella guerra contro Vespasiano e Tito (66-70 d.C.). I loro principi non erano in contraddizione con quelli caldeggiati dai farisei, cui aggiungevano però un indomabile desiderio di indipendenza. Il movimento fu fondato da Giuda il Galileo all'inizio dell'era cristiana. Composta dagli strati più umili della popolazione, la setta colpì senza pietà i sadducei, i nazionalisti moderati anche se militavano nel partito dei farisei, gli incirconcisi e tutti coloro che avevano tendenze filoromane. La frangia estremista degli zeloti fu detta dei "sicari" per l'abitudine dei suoi aderenti di nascondere sotto le vesti corti pugnali (chiamati "sica" dai romani) e colpire senza pietà la vittima di turno nei mercati o nelle strade affollate.
dopo la guerra
A guerra finita i sadducei scomparvero, gli esseni si definirono il vero popolo di Dio e rimasero nei loro conventi ad attendere il Messia, i farisei aprirono scuole di insegnamento talmudico per tenere unito, almeno spiritualmente un popolo molto provato, gli zeloti tentarono l'ultima, vana resistenza a Masada.
Nel 73 d.C. in questa fortezza si spensero gli ultimi sussulti nazionalisti. Si dovrà giungere al regno di Adriano perchè altri zeloti, con una nuova guerra di liberazione, condotta ancora con spirito decisamente messianico, cerchino la tanto sospirata libertà. Dopo un effimero successo maturato negli anni 132-135 i romani prevarranno ancora soffocando ne sangue la rivolta promossa di Simone bar kosebath, e l'imperatore Adriano vieterà ai giudei di posare i piedi sul sacro suolo di Gerusalemme, di riposare il sabato e di sfuggire a severissime misure fiscali.