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Grecia - antica civiltà - 2500-425 a.C.

 

Civiltà micenea (2500-1150 a.C.) - La Grecia antica, o Ellade, non comprende la Macedonia e la Tracia, e occupa circa la metà del territorio odierno.

Antica GreciaConsiste della Grecia centrale (a sud dell'Epiro), del Peloponneso (unito dall'istmo di Corinto, 6 km), delle regioni Eolide, Ionia e Doride, nell'Asia minore, delle isole Cicladi, Sporadi, Ioniche e Creta.
Tra il 2500 e 1850 a.C. la regione viene invasa dai Pelasgi.

Segue l'età del bronzo e una civiltà comune che corrisponde alla Minoica dell'antica Creta.
Tra il 1850 e 1700 a.C. altra invasione, gli Achei.

Ha inizio la civiltà micenea (da Micene, centro principale): sono fondate Tirinto, Argo, Tebe, ecc.
I villaggi diventano città, i pastori si trasformano in navigatori (pirati o colonizzatori).

La civiltà micenea prende il nome da Micene, principale centro economico degli achei dal XV al XIII secolo a.C.

Popolo dapprima assoggettato al potere minoico-cretese, successivamente riuscì a conquistare l'isola di Creta facendola diventare la propria base marittima per il controllo del mar Egeo.

La ribellione ellenica al predominio minoico è tramandato oralmente dalla leggenda del Minotauro.
Espansionismo degli achei -

Dopo la conquista di Creta del 1450, che pone fine alla civiltà minoica, gli achei continuano il proprio piano di espansione fondando colonie a Rodi, in Asia Minore (Cnido, Alicarnasso), nelle Cicladi, nella Magna Grecia (Siracusa).

L'espansionismo acheo è tramandato nella storia e reso celebre grazie ai poemi omerici, in particolar modo dall'Iliade che narra l'epopea achea della conquista di Troia avvenuta verso la metà del XIII secolo. Troia, sullo stretto dei Dardanelli, è un importante punto di passaggio per i traffici commerciali con il Mar Nero.
 

La fase di decadenza -

La conquista di Troia segna l'apice della potenza degli achei ed anche l'inizio della loro decadenza. L'assedio prolungato per conquistare la città, circa 10 anni, e le forze militari necessarie per controllare tutti i territori conquistati, indeboliscono il potere militare acheo nei confronti degli invasori esterni.

Riescono a sconfiggere gli Ittiti nel 1200, ma vengono bloccati da Ramses III nel 1165.

Nel 1150 a.C., poco più di cinquant'anni dopo la conquista di Troia, gli achei subiscono l'invasione dal nord del popolo dei Dori. Con l'invasione dorica dei territori ellenici ha inizio un periodo di radicale trasformazione sociale e di decadenza, denominato medioevo ellenico. Il ruolo centrale del re miceneo, monarca assoluto di ogni comunità achea, perde gradualmente d'importanza nei confronti dell'aristocrazia, che accresce il proprio potere economico e di controllo sulle decisioni politiche della comunità.
Organizzazione politica micenea -

L'organizzazione politica dei micenei è basata prevalentemente sulla figura del monarca autocrate (wànax). Il re presiede il culto delle divinità e il governo della città, affiancato da un consiglio di saggi e di anziani, composto dai membri delle principali famiglie nobili del luogo. Il potere decisionale è saldamente in mano al monarca. I consiglieri possono intervenire soltanto se espressamente consultati dal re. Il rapporto tra il monarca e l'aristocrazia è di forte e continuo contrasto. Le famiglie nobili sono i principali proprietari terrieri del luogo. Quasi tutti sognano o ambiscono alla scalata al potere assoluto da parte di un membro della propria famiglia. Spesso sobillano il malcontento popolare nei confronti del re oppure organizzano congiure di Palazzo. Per impedire rivolte di popolo, il re tende a mantenere un rapporto diretto con il popolo, ad esempio costruendo opere monumentali (palazzi ciclopici) o alimentando lo spirito cittadino con discorsi pubblici, e con l'assemblea popolare, composta prevalentemente dagli uomini dell'esercito, a cui spesso il re si rivolge per ottenere l'acclamazione e scoraggiare eventuali congiure di palazzo tramate dai nobili.

Gli schiavi, gli agricoltori, gli allevatori e gli artigiani non partecipano invece ad alcuna attività politica, pur mantenendo un grado di libertà superiore rispetto ad altre civiltà contemporanee della vicina Mesopotamia o dell'Egitto.

Gli Achei usano una scrittura lineare B (derivata dalla cretese), poi  perdutasi durante il medioevo.
Notizie sulla vita degli Achei sono state tramandate oralmente e poi inscritte nei poemi Omerici (Iliade e Odissea), successivi di secoli ai fatti riportati. Negli
stessi poemi si trovano nozioni di anatomia, traumatologia, ecc., nomi di medici (figli di Asclepio della Tessaglia), nonché pratiche di vita comune.

 

Grecia 1200-900 a.C.

Nel 1150 vari popoli, tra cui i Dori (dalla Grecia del nord) invadono tutta la Grecia continentale, Grecia il Peloponneso e le Cicladi.
Le città Micenee sono distrutte. Eoli, Ioni, ecc..  emigrano verso la costa turca e le isole prospicienti (prima colonizzazione).

Segue un regresso politico, economico, culturale, coincidente con lunghi periodi di siccità.

Il periodo successivo all'invasione dorica, spesso designato come i "secoli oscuri" della storia greca, fu caratterizzato da una profonda crisi culturale ed economica.
Sotto la spinta delle genti settentrionali i flussi migratori verso le isole dell'Egeo e le coste dell'Asia Minore, in cerca di terre coltivabili e di materie prime, portarono a un progressivo spopolamento di alcune regioni.
Fenomeni quali la diminuzione dei commerci, l'abbandono dell'economia di palazzo, l'esclusivo utilizzo dell'agricoltura e dell'allevamento quali risorse economiche, associati alla scomparsa della scrittura e dell'architettura micenea caratterizzarono la fase di transizione tra il II e il I millennio a.C.
Anche dal punto di vista politico si ebbero trasformazioni istituzionali: le piccole comunità indipendenti, le future città-stato, furono governate da un capo militare, subentrato al re (wanax) miceneo e coadiuvato da un'assemblea di anziani, nobili e proprietari terrieri.
Col tempo emersero dinamiche territoriali quali il progressivo abbandono dei palazzi e la conseguente occupazione di nuove mete insediative, quali la pianura, caratterizzata da una relativa carenza di centri abitati.
Tuttavia, non si deve pensare che il cosiddetto Medioevo Ellenico, etichetta tipica della storiografia dell'Ottocento, sia stato per la Grecia un periodo caratterizzato da oscurantismo culturale ed economico.
Al contrario, questa fase vide l'emergere di fenomeni che si svilupperanno a tutto tondo a partire dall'VIII secolo a.C. e che sono alla base della creazione della forma istituzionale della polis.
Anche se, sulla scorta delle evidenze archeologiche, alcuni studiosi moderni hanno optato per un'ipotesi che vede in questa fase il prevalere della pastorizia sull'agricoltura, attività che prevede forme di vita nomade, sarebbe errato pensare a questa fase di transizione come a un'epoca di isolamento o di definitiva interruzione dei traffici. Comunque la scrittura viene dimenticata, resta la tradizione orale (Aedi) infatti non c'è documentazione scritta di questo periodo.

Il commercio navale passa ai Fenici. Vengono costruiti i primi templi (ma non più palazzi).

In questo periodo, noto come Età del ferro, si assiste alla nascita della produzione di manufatti in ferro, stimolata anche dalla difficile reperibilità di altri metalli più facilmente lavorabili, come stagno e rame, metalli di cui tuttavia la Grecia non dispone se non in minime quantità, necessari anche per la produzione del bronzo.
Gli stili ceramici caratteristici di questo periodo sono il proto-geometrico e il geometrico, che propongono motivi antirealistici, particolarmente stilizzati.
 

Grecia (800-500 a.C.)
Verso la fine del IX secolo a.C. si iniziarono ad intravedere le avvisaglie di una progressiva trasformazione politica ed economica che interessò il mondo greco.
Le mutate condizioni socio-economiche, dovute all'incremento demografico, al contatto con le popolazioni ricche e progredite delle isole orientali dell'Egeo e delle coste dell'Asia Minore e a una ripresa degli scambi commerciali, indebolirono lentamente l'istituto monarchico a favore dell'aristocrazia, che nell'VIII secolo a.C. prese il potere in tutta l'area egea.
La Polis - All'inizio del VIII secolo a.C. la penisola greca, le isole dell'Egeo e le coste dell'Asia minore sono frantumate in una miriade di città-stato: le polèis, quasi tutte di
modesta dimensione.

Atene con 2600 chilometri quadrati (~ provincia di Milano) e Sparta (territorio ~ dell'Umbria), sono eccezioni. Tra l' VIII e VI sec. a.C. (periodo arcaico) ricorrenti
siccità in Grecia costringono molti greci a emigrare sulle coste del Mediterraneo e del Mar Nero. Vengono colonizzate la penisola calcidica, l'isola di Taso e tutta la costa Tracia fino alla regione degli stretti, dove Bisanzio, sul Bosforo, controlla l'accesso al Mar Nero (detto Ponto Eusino, ossia 'mare ospitale').
Il mediterraneo orientale è precluso dalla presenza dei fenici; un emporio Ellenico è tollerato sul delta del Nilo, un altro (Cirene) sulla costa Libica.
Nel mediterraneo occidentale, i greci fondano colonie in Spagna e in Gallia ma soprattutto in Italia meridionale e Sicilia (non colpite dalla siccità).
In questo periodo il mondo Ellenico non è interessato da nuovi movimenti o incursioni di popoli e, a parte molti conflitti locali, nessuna guerra importante
sconvolge il paese. Le poleis erano veri e propri centri politici, economici e militari, retti da governi autonomi e indipendenti.polis greca
L'agglomerato urbano era costituito dalla città, solitamente circondata da mura, e dal territorio circostante adibito prevalentemente all'agricoltura e all'allevamento. Il centro vitale della polis era l'agorà, sede del mercato e delle assemblee popolari, assieme all'acropoli, luogo fortificato per la difesa dei cittadini e che ospitava il tempio della divinità tutelare.
Secondo alcuni studiosi, la struttura della città-stato, associata alla particolare conformazione geografica del territorio, fu uno dei principali ostacoli all'unità politica greca. Anche i giochi pubblici contribuirono a rinsaldare l'unità culturale ellenica. Oltre a quelli nemei, istmici e pitici, i più importanti furono i giochi Olimpici in onore di Zeus. Questa manifestazione che si svolgeva ogni quattro anni ad Olimpia divenne tanto famosa che la data della prima Olimpiade (776 a.C.) servì da punto di partenza della datazione greca. Per quanto riguarda la cittadinanza, come ogni società prevalentemente agricola, si estende ai residenti della regione controllata dalla città.

Colonizzazione greca e contrasti socio-politici -
Tra l'VIII ed il VII secolo a.C. vi fu un fenomeno migratorio che ebbe notevoli ripercussioni sull'assetto sociale, politico ed economico della Grecia arcaica.
Il movimento colonizzatore, causato dai gravi contrasti di classe, dalle guerre tra città e dall'aumento della popolazione, che fece crescere il fabbisogno di terre e materie prime, interessò sia l'area orientale (Tracia e Mar Nero), sia quella occidentale (Magna Grecia, Francia e Spagna).
Le conseguenze socio-economiche della colonizzazione greca furono notevoli: l'espansione e l'incremento degli scambi commerciali e delle attività artigianali ed industriali e l'introduzione della moneta favorirono la formazione di una nuova classe di commercianti ed industriali, che progressivamente misero in crisi il predominio dell'aristocrazia.
Il mutato assetto sociale ebbe delle inevitabili ripercussioni politiche, in quanto il ceto medio, presa coscienza della propria forza e della propria importanza, cominciò ad avanzare richieste per una parificazione giuridica con la vecchia aristocrazia.
Tra il VII e il VI secolo a.C. i continui contrasti sociali, acuiti dal malcontento delle classi meno abbienti, portarono da un lato alla codificazione scritta delle leggi, iniziata nelle colonie, dall'altro al sorgere della tirannide.
Così figure semi-leggendarie di legislatori, quali Zaleuco di Locri, Diocle di Siracusa, Caronda di Catania e Dracone di Atene si affiancarono a uomini ambiziosi e senza scrupoli, come Gelone di Siracusa e Policrate di Samo, che con colpi di stato si impadronirono del potere in moltissime città greche. Ben presto alcune di queste, come Corinto, Tebe, Sparta ed Atene, salirono alla ribalta della scena ellenica, espandendo la propria influenza sulle città limitrofe.
Ad eccezione di Sparta, una polis estremamente conservatrice che rimase per lungo tempo legata alla costituzione di Licurgo e non conobbe, se non in minima parte, rivolgimenti sociali e fenomeni di emigrazione, le altre poleis greche sperimentarono il governo dei tiranni. A Corinto la famiglia dei Bacchiadi, che governava la città, fu rovesciata da Cipselo (657 circa), il quale assunse il titolo di tiranno trasmettendolo al figlio Periandro. A Sicione un certo Ortagora prese il potere (550 circa) e lo trasmise al figlio Clistene. Ad Atene Pisistrato stabilì un governo tirannico che resse la città con fasi alterne per circa trent'anni (561-528 circa), trasmettendo il potere al figlio Ippia. L'elemento che accomuna tutti i tiranni di prima generazione consiste nella loro appartenenza all'esercito e mostra l'importanza dell'apparato militare nella crisi dell'aristocrazia e nell'ascesa dei tiranni.
Alla fine del VI secolo, dopo il rovesciamento della tirannide di Ippia (510), Clistene realizzò una profonda riforma della costituzione ateniese che segnò la nascita della democrazia ad Atene e nel mondo (507).
Dagli inizi dell'VIII secolo, la ripresa economica e la reintroduzione della scrittura mediante l'alfabeto fenicio favorirono l'inizio della grande stagione culturale greca.
È a quest'epoca che si può far risalire la composizione scritta dell'Iliade, dell'Odissea, delle opere di Esiodo e della poesia lirica di Alcmane, Callino, Stesicoro e Tirteo.
Contemporaneamente, anche la speculazione filosofica iniziò a muovere i primi passi nelle colonie greche orientali ed ebbe tra le figure di spicco pensatori come Talete, Anassimandro, Anassimene, Parmenide ed Eraclito.

Ancora colonizzazione - Come detto, il progresso politico, sociale e culturale porta allo sviluppo della Polis e alla colonizzazione.
Contemporaneo è il fenomeno della seconda colonizzazione: Mileto per es. fonda numerose altre colonie. La colonizzazione in occidente viene promossa
soprattutto da Corinto e Megara, che hanno porti da una parte e dall'altra dell'istmo di Corinto, e traggono notevoli profitti dalle merci trasbordate.
I corinzi fondano sulle coste dell'Epiro e dell'Illiria Leucade, Apollonia ed Epidamno, e poi Siracusa in Sicilia, che sarà a lungo la colonia greca più fiorente.
I megaresi fondano altre colonie quali Selinunte, l'ultimo avamposto greco prima degli stanziamenti fenici in Sicilia occidentale (Mozia e Ponormo, ossia
Palermo).
Calcide, nell'Eubea, fonda in Sicilia nel 750 a.C. Zancle (Messina) e poco dopo Catania e Leontini (Lentini); più tardi è la volta di Cuma, in Campania,
dove i calcidesi vengono bloccati dagli etruschi che aspirano anch'essi alle fertili terre campane; i Cumani fondano allora nel VII secolo a.C. Neapolis, la città
nuova che sostituisce l'antica Partenope. Anche Rodi e Creta fondano in Sicilia Gela e AkragasColonie greche (Agrigento). Le coste del golfo di Taranto e quelle tirrenica della
Calabria fino a Posidonia (la romana Paestum), sono occupate da stirpi greche meno progredite culturalmente delle genti corinzie, calcidiche o megaresi.

Eppure è proprio questa la Magna Grecia,
che mantiene lo spirito, i principi e la cultura della madrepatria.
Taranto, fondata dagli spartani, dai quali si stacca completamente, è uno dei maggiori centri economici
Locri è colonia dei Locresi; Metaponto, Sibari e Crotone sono invece fondazioni Achee. Ciò non impedisce a Crotone, nel 510 a.C., di distruggere Sibari, che dai traffici con l'attiva Mileto ha tratto
ricchezze leggendarie.
Sulle coste Tirreniche i nuovi arrivati devono competere non solo con Etruschi e Fenici, ma anche con i Celti della Gallia, che non permettono la penetrazione all'interno, ma che consentono alle
colonie della costa come Messalia (Marsiglia) dei Focesi, di svolgere un attività commerciale.
Nel 540 a.C. i Fenici di Cartagine alleati agli etruschi battono la flotta dei Focesi ad Alalia (Corsica).
I Focesi sono così costretti a interrompere i contatti già in corso con le altre terre oltre le colonne d'Ercole (Guadalquivir); i Cartaginesi ottengono il controllo della Sardegna e gli etruschi quello della Corsica e dell'Elba.
 

Sparta (900-500 a.C.) E' una delle polis greche situata nel Peloponneso. Nell' XI secolo a.C. alcune tribù doriche si stabiliscono in Laconia (Peloponneso S-E), sottomettendo gli Achei e fondando Sparta (riunione di villaggi, mai fortificata). In una serie di conflitti, espandono il loro territorio, sottomettendo i Messeni a Ovest, gli Arcadi e Argo a nord.

Sparta aveva un’organizzazione che differiva da tutte le altre città della Grecia. La polis spartana conservò fino all'epoca classica la monarchia, nella forma particolare della diarchia, composta da tre distinte istituzioni: i re, la gerusia e l'assemblea popolare di tutti gli spartiati.

Ai re guerrieri spartanispettavano competenze esclusivamente militari e religiose: il comando dell'esercito e la mediazione tra umano e divino, rappresentando la comunità presso gli dei e interpretando la loro volontà a beneficio della città.

La gerusia era invece il consiglio degli anziani composto da trenta membri: 28 geronti, maggiori di 60 anni più i due re. Aveva importanti poteri giudiziari e politici. A limitare il potere del re e della gerusia c’era il consiglio dei cinque efori eletti tra tutti gli spartiati, senza limiti di età e designati dalla Apella (assemblea dei maggiori di trent'anni); essi decidevano all'unanimità e avevano competenze giudiziarie, ricevevano gli ambasciatori, firmavano i trattati.
La popolazione di Sparta era divisa in tre gruppi:
- gli Spartiati (o abitanti di Sparta), cioè i discendenti dei Dori conquistatori; possedevano la maggior parte delle terre, si dedicavano all'esercizio delle armi e al governo dello Stato. Gli spartani restano un nucleo di circa 10.000 guerrieri, che non si mischiano e non si sposano con gli altri popoli. Fondano però una lega militare (Peloponnesica) che raggiunge gli 800.000 abitanti, e che avrà notevole peso militare. Gli Spartiati servono lo stato da 7 a 62 anni, hanno l'obbligo di sposarsi, le donne sono piuttosto libere, fanno coltivare dagli schiavi iloti (ex Achei) le terre che restano proprietà dello stato, assegnate secondo la primogenitura.  
- i Perièci (o abitanti dorici delle città circostanti), sono i discendenti dell'antica popolazione indigena, ai quali i conquistatori avevano lasciato il possesso delle terre, godevano dei soli diritti civili, e, in caso di guerra, servivano nell'esercito come fanteria pesante; erano liberi agricoltori, artigiani, mercanti, e costituivano una borghesia attiva e intelligente;

- gli Iloti, discendenti della popolazione indigena dei Messeni, non avevano il possesso delle terre, erano privi di tutti i diritti civili e politici, diventando veri e propri schiavi che lavoravano le terre degli Spartiati con l'obbligo di dare ad essi una parte dei prodotti del suolo, e, in caso di guerra, servivano nell'esercito come fanteria leggera o nella flotta come rematori. Erano la maggior parte della popolazione e spesso

erano soggetti a violenze ed umiliazioni: erano costretti a portare un cappello di cuoio e una veste di pelle di pecora, per distinguersi dal resto della popolazione, venivano uccisi per ogni minimo sospetto e se ne ordinava spesso un massacro per ridurne il numero.
La struttura istituzionale spartana si conserverà immutata per cinque secoli fino all'alba della crisi decisiva della città.
Nella cultura di Sparta erano molto importante la disciplina militare, e già all’età di sette anni i ragazzi spartani in buona salute doveva sottoporsi a rigidi addestramenti e venivano allenati per la guerra: esercizi fisici, privazioni e sofferenze, indossavano la stessa veste d'estate e d'inverno, pativano la fame, dormivano su giacigli di canne, e una volta all'anno venivano flagellati a sangue. I fanciulli, appena nati, erano esaminati dagli anziani, e, se risultavano deboli o deformi, venivano esposti sul monte Taigeto e spesso erano destinati a morire. Dai 18 ai 20 anni si addestravano alle armi; dai 20 ai 30 anni facevano parte dell'esercito; a 30 anni acquistavano i diritti politici e potevano ammogliarsi.
La logica guerriera di Sparta doveva prevalere anche nelle donne che, fin da ragazze, vivevano e svolgevano la stessa attività fisica e culturale dei maschi fino a sedici anni, età oltre la quale erano destinate al matrimonio. Questo allenamento serviva loro per poter governare la famiglia, temprare il loro animo e insegnare l’amore per la patria da trasmettere ai figli.
Uno degli aspetti fondamentali della cultura spartana era la forma fisica: corpo indurito con cibo frugale, con esercizi quotidiani di ginnastica, con durezza di trattamenti e persino con l'uso dello staffile come strumento per abituare alla sottomissione e alla sofferenza senza un lamento. L’educazione era quindi fisica e morale, diretta a creare una grande forza di volontà e uno spirito guerriero e forte.
A Sparta era sufficiente saper leggere, scrivere e conteggiare, nonostante la poesia lirica e la musica trovassero svariate occasioni e molteplici luoghi dove manifestarsi: feste, banchetti, circostanze della vita militare, eventi religiosi e patriottici. Ma, va ricordato, che nella società spartana erano proibiti gli spettacoli pubblici eccetto quelli organizzato dallo stato, così come gli individui non dovevano desiderare oggetti superflui che addirittura erano condannati dalla legge.
La cultura a Sparta era soggetta ad un’importante limitazione: doveva essere utile allo stato.

Gli artisti venivano invitati a Sparta per comporre musica e canti per le feste e le marce, per incoraggiare i soldati in guerra, per creare le statue per i templi e gli edifici pubblici, i doni votivi e le ceramiche per gli usi del culto. Le arti figurative erano molto sviluppate: ceramiche dipinte, vasi, brocche o coppe, lavori di bronzo, intagli d’avorio e figure di terracotta. Ma a partire dal 500, l’ordinamento spartano si irrigidì, e da allora non venne più realizzata o importata alcuna opera d’arte.
Anche la religione a Sparta era vissuta come senso del dovere e i cittadini si rivolgevano agli dei per chiedere protezione continua e particolari attenzioni alle rivendicazioni istituzionali, territoriali e militari.

Economicamente gli spartani sono autosufficienti, non commerciano e non navigano, fanno solo la guerra, vivono di bottino e tributi.
 

Atene (900-500 a.C.)

La storia di Atene comincia con un mito: secondo la leggenda la città fu fondata nel III millennio da due dei, Atena e Poseidone.

Le due divinità iniziarono ben presto a litigare perché ciascuno voleva che la città avesse il proprio nome e alla fine decisero che fossero gli ateniesi stessi a dirimere la questione lasciando loro la facoltà di scegliere il nome preferito tra i due. Questo evento testimonierebbe l'innata vocazione democratica della città che mostrò fin dalle origini amore per la partecipazione e la libertà.

Si narra che Atena e Poseidone riunirono tutto il popolo ateniese sull’acropoli mostrando ciascuno il proprio dono alla città: Poseidone regalò agli ateniesi uno splendido cavallo bianco, emblema di vigore, forza e coraggio, promettendo loro il sostegno in battaglia, mentre Atena offrì un rigoglioso ulivo con la promessa di donare saggezza, intelligenza e pace. La leggenda racconta che fu a questo punto che un anziano prese parola per pronunciare questa frase: “Entrambi i doni sono degni di essere scelti, ma la guerra che può sì portare ricchezza e potere è un fatto dalla natura troppo incerta, mentre la pace, anche se porta doni meno vistosi, garantisce maggior stabilità e sicurezza”.

Tutti concordarono con le parole pronunciate dal vecchio saggio e alla fine la scelta degli ateniesi premiò Atena da cui la città prese il nome.
Scuola di Atene - RaffaelloLa città è situata nell'Attica, zona abbastanza vasta, che  comprende la pianura con Atene, una costa inospitale, l'interno montuoso. Atene possedeva anche l'isola di Salamina, un paio di isole dell'Egeo (Delo), e un paio di basi sull'Ellesponto, che controllavano il traffico verso il Mar nero. Grazie alla situazione geografica, l'Attica sfuggì all'invasione dei Dori.
Atene fu retta dapprima da una monarchia, la leggenda parla di sette re (Egeo, Teseo, ... Codro) rimpiazzati poi da un'oligarchia di nobili (Eupatridi)  che eleggevano nove arconti (ministri), tutti provenienti dal ceto nobiliare, eletti dapprima ogni dieci anni e poi ogni anno. Dopo il mandato, gli arconti entravano nell'Areopago (consiglio degli anziani).

Le continue lotte interne degli arconti resero instabile il governo e spinsero Dragone (circa 620 a.C.) ad assumere pieni poteri e mette per iscritto leggi eguali per tutti (essenzialmente legge del taglione). I provvedimenti presi da Dragone furono così severi e duri che ancora oggi si usa il termine “draconiano” per indicare disposizioni rigorose e aspre.
Nonostante il rigore delle leggi, Dragone non riuscì a ristabilire l’ordine sociale e sulla scena ateniese comparve Solone (638.a.C – 558 a.C) nominato arconte a pieni poteri, importante legislatore e poeta, considerato dagli antichi uno dei Sette Savi e uno dei padri fondatori della democrazia. Nel 594 a.C. Solone vara una riforma volta a
ridistribuire il potere in base al censo (4 classi, timocrazia), ma per vari decenni il sistema non funziona e ci sono disordini.

Aristotele definisce Solone “un arbitro della costituzione” la cui opera si può riassumere in tre punti: abolizione della schiavitù per debiti, riforma timocratica e riforma del sistema attico di pesi e misure. Solone intervenne nell’agricoltura limitando il potere dei nobili con un provvedimento che abolì le ipoteche fondiarie, concedendo inoltre l’amnistia agli esiliati e ai condannati politici. La riforma più importante sotto il punto di vista costituzionale fu la divisione della popolazione in quattro classi su base timocratica:

i pentacosiomedimni, ossia coloro i quali avevano una rendita annuale di 500 medimni di cereali,

i cavalieri, la cui rendita era pari a 300 medimni,

gli zeugiti, la cui rendita ammontava a 200 medimni

i teti o nullatenenti.


Dopo Solone fu la volta di Pisistrato che nel 560 a.C. salì al potere e diventò tiranno. Pisistrato fu esiliato dopo poco in Tracia.

Nel 546 riuscì a tornare in patria dove governò fino al 527 instaurando una tirannia che privò i cittadini di numerose libertà morali e civili anche se promosse lo sviluppo economico e territoriale della città.

Molti storici giudicano comunque positivamente il suo operato, valutandolo come un tiranno dotato di lungimiranza e abilità.

Alla sua morte subentrarono i due figli, Ippia e Ipparco. Ipparco venne ucciso in una congiura ordita da Armodio e Aristogitone. Il fratello Ippia scatenò una feroce repressione ma, nel 510, inviso a tutti, fu cacciato da Atene e gli aristocratici tornarono al potere.

Erano un gruppo di nobili fuoriusciti (famiglia degli Alcmeonidi).

Questo ritorno fu però breve poiché nel 508 fu la volta di Clistene che assunse la guida della città con l'aiuto di Sparta.

Fu Clistene a compiere nel 508 una vera riforma democratica, modificando il sistema sociale ateniese, dividendo lo stato in dieci "tribù" territoriali e ogni tribù in tre distretti (trittie), della pianura, della costa e dei monti. Le Trittie sono divise in Demi (comuni).

Furono eliminati così i vecchi gruppi di potere che da troppo tempo lo concentravano nelle loro mani. 
Per ogni tribù vengono sorteggiati 50 pritani, che partecipano al Bulè o consiglio dei 500, con presidente sorteggiato giornalmente.
Ogni tribù fornisce 1000 soldati armati, controllati da dieci strateghi eletti dall'Ecclesia (assemblea dei cittadini liberi).
I cittadini maschi vanno a scuola da 7 a 14 anni. Dai 18 ai 20 effettuano il servizio militare (efebía). Ogni cittadino è tenuto ad accettare gli incarichi militari o
civili che gli vengono conferiti. Le donne invece stanno a casa e si sposano quando decide il padre.

Schiavi e metechi (cittadini non ateniesi) popolano la regione.

L'economia è agricola e artigianale (import, export, ceramica, marmi).

Vengono costruite navi: da guerra con 50 rematori, poi disposti in due ranghi (biremi), o da trasporto, con pittura al minio sullo scafo.

Risale inoltre alla riforma costituzionale di Clistene l’introduzione della procedura dell’ostracismo, mediante la quale l’assemblea generale poteva decidere in merito all’eventuale esilio di uno dei suoi membri su proposta di un cittadino e con approvazione di seimila votanti.

Il bianco era il colore del lutto.
Sotto la spinta positiva di questo vento democratico crebbe Pericle, politico ateniese, figlio di di Agariste e Santippo, celebre comandante della flotta ateniese vittoriosa sui Persiani a Micale nel 479 a.C. Pericle guidò Atene per un trentennio attuando un programma di espansione politica e commerciale, sforzandosi di estendere l’egemonia ateniese su tutta la Grecia. Tentò inutilmente l’espansione verso Oriente, espansione che culminò nell’infelice spedizione contro la Persia (458-452). Per sua iniziativa venne costruito il Partenone, celebre tempio posto sull’Acropoli in onore di Athena Parthenos, protettrice della città.

Guerre greco persiane (500-478 a.C.) Guerre greco-persiane - Nel 500 Aristagora, tiranno di Mileto, dà inizio a una rivolta contro i Persiani dominatori, con l'aiuto di Atene, ma non di Sparta, che è in lotta con Argo.
I Persiani di Dario reagiscono, riconquistano la regione (isole e Asia minore), e spediscono un esercito comandato da Mardonio di 25.000 uomini contro Atene, aiutati anche dal fuoruscito Ippia.
Milziade, fuggito da una delle isole occupate e diventato generale (stratega) ateniese, ferma l'esercito persiano con 10.000 uomini della lega Peloponnesiaca, a sud di Maratona, ma nel 489 a.C. viene esiliato e muore.
Ad Atene Aristide (conservatore) e Temistocle (popolare) propongono politiche diverse: Temistocle vuole allearsi con Sparta e rafforzare Atene sul mare, rendendo il Pireo porto militare. Nel 480 a.C. Serse passa con 100.000 uomini l'Ellesponto, seguito da una flotta con compiti di approvvigionamento; sconfigge re Leonida e gli spartani alle Termopili, distrugge Atene.
Ma Temistocle sbaraglia la flotta persiana nello stretto di Salamina.

I persiani fuggono. Mardonio sverna in Tessaglia (tradizionalmente avversa ad Atene).
L'anno successivo Mardonio é sconfitto e ucciso da Pausania (spartano) e Aristide (ateniese). Atene, ritiratasi Sparta, continua a riconquistare le sue colonie in Asia minore.

Gerone di Siracusa nello stesso periodo sconfigge sia i Fenici (vassalli dei Persi) che gli etruschi.
Gli ateniesi dominano il Mediterraneo orientale con loro flotta di triremi (a bordo, 170 rematori e 30 opliti).
Riprende la vita culturale con Anassagora ed Eschilo ad Atene, Empedocle di Agrigento, la scuola medica di Cnido (Ctesia è medico di Artaserse).

Atene (478-445 a.C.) - Nasce la lega Delio-Attica, che riunisce Atene e le colonie dell'Egeo. La flotta è potente. Temistocle pensa di sottomettere Sparta, ma viene esiliato (470 a.C.). Dopo un governo conservatore guidato da Cimone, figlio di Milziade, favorevole a Sparta, Efialte e Pericle continuano la lotta contro Sparta e contro i persiani allo stesso tempo.

Ma nel 445 a.C. devono concludere con Sparta la pace dei trent'anni.
La Grecia è divisa in due blocchi: la lega Peloponnesiaca (Sparta) e la lega Delio-Attica (Atene).

Pericle democratizza lo stato, permettendo a tutti i cittadini di partecipare al governo (indennità di funzione). Aspasia, un'etera (cortigiana sofisticata, talvolta prostituta) sua compagna, è tra le rare donne che conducono vita pubblica.
Viene edificata l'acropoli, urbanizzato il Pireo (dagli architetti Ictino, Callicrate, Fidia, Ippodamo); Mirone e Fidia eseguono famose sculture.

Eschilo, Sofocle, Euripide guerra del Peloponnesoscrivono tragedie quasi insuperate.

Erodoto scrive la storia delle guerre persiane.

I sofisti (Protagora, Gorgia, Ippia) tengono scuole a pagamento.
La scuola pitagorica sviluppa geometria e astronomia (Ippocrate di Chio).

A Cos, Ippocrate fonda una scuola medica basata su concetti ancora attuali: contatto col malato, diagnosi, prognosi, terapia.
Il livello di vita ad Atene, grazie ai contributi delle città della lega, è tale da attirare intellettuali e artigiani da tutto il mondo.
I giovani imparano a leggere, a scrivere, a suonare, a calcolare e a memorizzare i versi di Omero.
Il tutto è integrato da esercizi sportivi, dibattiti e spettacoli pubblici.
 

Guerre del Peloponneso (445-362 a.C.).
La difficilissima situazione creatasi con la Guerra del Peloponneso portò alla sua caduta nel 430. La guerra del Peloponneso durò quasi trent’anni (dal 431 a.C al 404 a.C) e fu combattuta dalle due eterne città rivali, Sparta e Atene, supportate dalle rispettive coalizioni, per il controllo della Grecia.

Fondamentale nella ricostruzione delle tappe di questo lungo conflitto fu l’opera dello storico Tucidide intitolata proprio “La guerra del Peloponneso”. Il conflitto si svolse in tre fasi: la prima finì ad armi pari con la pace di Nicia del 421; la seconda vide la sconfitta ateniese a Mantinea nel 418 e la distruzione della flotta attica nel porto di Siracusa; la terza, dopo la sconfitta ateniese a Egospotami del 405, si concluse con la resa di Atene, ormai assediata dalle forze spartane.
Atene, con la lega Delio-Attica, domina il mare, ma sulla terraferma è costretta tra la Beozia a nord e la zona di influenza di Sparta a Ovest (il Peloponneso, l'Acaia, e Argo). Donde la rivalità con Sparta. Le stesse divisioni si ritrovano tra le colonie della Magna Grecia.
Pericle, nel 433 a.C., conduce una politica ostile a Corinto e Megara, alleate di Sparta, e scoppia la guerra archidamica (431-421 a.C., da Archidamo re di Sparta).
Gli ateniesi lasciano Sparta devastare l'Attica, per condurre la guerra sul mare; nel 429 però scoppia una pestilenza tra gli ateniesi rifugiati al Pireo, e Pericle muore.
Dopo dieci anni di alterne vicende, si giunge a una pace di compromesso (Nicia).
Nel 419 Alcibiade (nobile ateniese) tende a riprendere le ostilità. Ma una spedizione per mare contro Siracusa e Selinunte si risolve in un disastro.
Gli strateghi Nicia e Lamaco ci lasciano la vita, mentre gli equipaggi ateniesi vengono condannati ai lavori forzati nelle Latomie di Siracusa. Anche una spedizione di soccorso condotta da Demostene subisce la stessa sorte.
Alcibiade, accusato dall'Ecclesia di sacrilegio proprio prima della spedizione, passa in campo spartano.
Il disastro siciliano segna la fine di Atene e del suo impero.

Gli alleati, a lungo sfruttati, colgono l'occasione per defezionare. Le città della Ionia vengono cedute da Sparta ai persiani, in cambio di aiuto sul mare. Nonostante il rientro di Alcibiade (407 a.C.) gli ateniesi subiscono sconfitte anche sul mare (a Nozio e nell'Ellesponto, 405 a.C.).
Nel 404 Atene si arrende, deve abbattere le lunghe mura e rinunciare alla flotta.
Crizia e Lisandro impongono un governo conservatore, detto "dei 30 tiranni", cacciato l'anno dopo da una insurrezione.

Sparta invia Pausania a mediare la pace fra le fazioni.
In Persia Ciro il giovane (401 a.C.) tenta senza successo di spodestare il fratello Artaserse.

Il contingente ausiliario greco, guidato da Senofonte, deve tornare in patria fortunosamente, attraverso l'Armenia e l'Asia minore (marcia dei diecimila).
Artaserse tenta allora di rimpadronirsi delle città elleniche della Ionia, ma deve scontrarsi con Sparta, il cui re Agesilao conduce tra il 399 e il 394 a.C. una serie di spedizioni vittoriose in Asia minore.
La Persia, cercando di alimentare in Grecia l'opposizione a Sparta, sostiene una coalizione tra Atene, Tebe, Argo, e Corinto che accende nel 395 a.C. la guerra Corinzia.
Una flotta persiana comandata dall'ammiraglio ateniese Conone sbaraglia a Cnido la flotta spartana, mentre Agesilao, richiamato dall'Asia minore, sconfigge le
forze alleate in Beozia.Atene tenta di ricostituire una lega navale e di riedificare le lunghe mura, ma la sua parziale ripresa mette in allarme l'alleato persiano, che decide di trattare con Sparta.
Nel 337 a.C. Artaserse impone a Sparta, Atene, Tebe e Corinto la pace del Re (o pace di Antalcida): le polèis dell'Asia minore passando sotto il dominio persiano
mentre le città greche ottengono l'autonomia, ma sotto la sorveglianza di Sparta.
Sparta continua ad appoggiare con forza la restaurazione dei regimi oligarchici nelle città greche.
Nel 332 a.C. un presidio spartano occupa Tebe, ma tre anni dopo i fuoriusciti tebani rifugiati ad Atene, guidati da Pelopida ed Epaminonda abbattono il governo filospartano di Tebe e cacciano il presidio nemico; tutte le polèis della regione si riuniscono allora nella legaLega beotica beotica, mentre Atene raccoglie 60 città nella seconda lega Delio-Attica (377 a.C.), nella quale ogni confederata, a differenza di quanto accaduto nella prima lega, ha uguali diritti.
Ben presto però gli ateniesi si sentono minacciati più della nascente potenza Tebana che dall'immobilismo di Sparta.
Una conferenza di pace nel 371 a.C. fallisce quando Tebe rifiuta di sciogliere la lega beotica. Un esercito spartano invade la Beozia. Ma, contro ogni previsione e tra lo stupore di tutta la Grecia, i Tebani di
Epaminonda sconfiggono gli spartani a Leuttra (361aC): si impone così per un breve periodo l'egemonia di Tebe su tutta la Grecia.
I tebani intervengono in aiuto dei Tessali contro il regno di Macedonia, e li assoggettano; si urtano con Atene, e provocano la rivolta contro Sparta delle città della Messenia, dell'Elide e dell'Arcadia, che insediano
governi democratici e filo-tebani.
Quando nel 379 a.C. Tebe allestisce una propria flotta, Atene si allea apertamente con Sparta, ma nel 362 a.C. i Tebani battono i nemici coalizzati a Mantinea, in
Tessaglia; purtroppo la morte di Epaminonda in battaglia getta lo scompiglio tra le sue truppe ed i Tebani non riescono a sfruttare la vittoria.
Termina così l'egemonia Tebana che, senza offrire una reale alternativa politica, aveva solo ridimensionato la potenza spartana e ostacolato la rinascita ateniese.
Le città della Grecia escono da questo periodo di guerre indebolite, disgregate e vulnerabili, mentre a nord si affaccia una nuova potenza: il regno di Macedonia.
Dopo la morte di Pericle, il conflitto Sparta-Atene non è più solo la lotta tra le due leghe che fanno capo alle rispettive città, ma anche, all'interno delle singole
colonie, una continua contesa tra i partigiani della democrazia (filo-ateniesi) e i fautori dell'oligarchia (filo-spartani ).
Anche Atene subisce il dominio dell'oligarchia, quando nel 411 a.C. viene instaurato il consiglio dei 400, che concede il diritto di partecipare all'assemblea a soli
5000 cittadini abbienti; è ancora nulla in confronto al regime dei 30 Tiranni, imposti dai presídi spartani. Stragi, confische, e condanne arbitrarie costringono
molti ateniese a rifugiarsi nelle polèis vicine, persino nelle nemiche Corinto, Megara e Tebe, indignate dal nuovo corso politico favorito dagli spartani.

Quando Trasibulo restaura ad Atene la democrazia, il nuovo governo, che non si sente sicuro, eccede nei controlli sulla sicurezza interna e sulla lealtà dei
cittadini, giungendo a condannare a morte persino Socrate (399 a.C.), accusato di corrompere i giovani.
 

Il declino di Atene;

Col protrarsi della guerra, l'economia della città si arresta.
Il recupero dell'Ellesponto, effettuato da Alcibiade, consente agli ateniesi di risollevarsi economicamente grazie al tributo del 10% di tutte le merci in transito.
Ma l'entrata in campo dei persiani, alleati di Sparta, costringe Atene a dare fondo a tutte le sue riserve.

Durante la guerra corinzia Atene, Tebe, Corinto e Argo ottengono finanziamenti dei persiani, ma quando Atene costituisce la seconda lega Delio-Attica perde

il favore di Artaserse e vede bloccarsi il rilancio della sua economia.

Sparta, che non si è mai dedicata ai commerci, vive sicura dei propri prodotti in una regione toccata solo marginalmente dal conflitto; le ricchezze che
affluiscono dopo la vittoria su Atene, sotto forma di bottino di guerra e tributi, le sono paradossalmente quasi dannose perché, andando contro le antiche leggi
di Licurgo, minano le basi della sua società.

La supremazia tebana è troppo effimera per avere serie conseguenze economiche; la discesa nel Peloponneso di Epaminonalismo ateniese è sostenuto

dalla ricchezza commerciale della città, e anche le ripetute invasioni dell'Attica da parte di Sparta non la preoccupano, perché la città, protetta dalle lunghe mura,

ha libero accesso al mare; l'erario inoltre dispone di un'ingentissima somma raccolta con i tributi pagati dai confederati.

La voglia di imperialismo ateniese subisce una prima battuta d'arresto con la peste del 429 a.C. e poi col fallimento della spedizione siciliana,

con cui ida, che libera gli iloti dalla secolare schiavitù spartana, mette in ginocchio l'economia agricola di Sparta, ma apre anche le penisola al caos e alle
devastazioni.
Nonostante i rovesci politici, Atene mantiene il ruolo di scuola dell'Ellade, benché altri centri di cultura siano le città della Sicilia e della Magna Grecia, molte con
istituzioni democratiche.
La filosofia dei sofisti ha un tenace oppositore in Socrate (479-399 a.C.) che, dopo aver combattuto nella guerra del Peloponneso, porta il suo libero pensiero
nelle strade di Atene, attirandosi sul capo la condanna a morte.

Il suo discepolo Platone (427-347 a.C.), intorno al 337 a.C. fonda l'Accademia, il primo istituto superiore di cultura della storia.

Nei suoi dialoghi (fra i quali Apologia di Socrate, Fedone, Simposio, Repubblica, Timeo) Platone contrappone alla mutevolezza e alla fallacia dei fenomeni del mondo la stabilità dell'Essere trascendente, dove le idee, archetipi eterni, garantiscono la stabilità della conoscenza.
Nato a Stagira nella penisola calcidica, Aristotele (384- 322 a.C.) frequenta l'accademia di Platone, poi si trasferisce a Pella e diviene maestro di Alessandro.
Aristofane (445-335 a.C.) tratta nelle sue commedie i grandi temi civili: la guerra, la pace, il sistema politico e la corruzione, e irride politici, intellettuali e persino
gli dei.
Il poeta tragico Euripide (Corfù 485-406 a.C.) cui vengono attribuite 92 tragedie, vive staccato dalla politica frequentando sofisti e filosofi.
Sofocle (496-406 a.C.) invece partecipa attivamente alla vita politica ateniese; gli vengono attribuiti 132 drammi, nei quali introduce innovazioni fondamentali.
Tucidide (455-400 a.C.) scrive in otto libri la storia della guerra del Peloponneso, in cui ha combattuto.
La sua opera viene continuata da Senofonte (430-354 a.C.), che scrive le Elleniche, storia della Grecia dal 410 a.C. alla fine dell'egemonia Tebana, e l'Anabasi, il
racconto della marcia dei diecimila da lui guidata.
Tra gli oratori giudiziari si distinguono Lisia e Iseo.

L'arte figurativa annovera artisti quali Prassitele, l'autore del celebre Ermes di Olimpia, e Scopa, che lavora al più celebre monumento del tempo, il mausoleo eretto in onore di Mausolo, re della Caria.
Della pittura conosciamo i nomi di Zeusi e Parrasio, mentre nell'arte vascolare continuano a prevalere i vasi attici a figure rosse.
Matematica e geometria diventano parte fondamentale dell'insegnamento dell'accademia di Plutone, mentre geologia, botanica, zoologia e biologia iniziano a
svilupparsi.
Tutte le opere di medicina dell'età di Ippocrate sono raccolte nel Corpus Hippocraticus, una raccolta di circa 60 scritti.
Il fondamento del Corpus é la teoria degli umori: la salute è frutto dell'armonia dei quattro umori (sangue, flegma, bile gialla, bile nera), corrispondenti ai quattro
elementi di Empedocle. Nella terapia viene privilegiata la dieta rispetto ai farmaci.

I trattati di chirurgia riguardano principalmente la terapia delle fratture e delle lussazioni, per cui si ricorre all'impiego di apparecchiature.
L'influenza del Corpus durerà fino al Rinascimento, per es. nella teoria che collega patologia e ambiente; ma la concezione etica della professione (il giuramento di
Ippocrate) si ritrova anche nella medicina odierna.
Negli anni tra il 429 e il 425 a.C. si abbatte sul paese una terribile pestilenza, nella quale un terzo della popolazione Attica trova la morte. La situazione è drammatica
ad Atene dove si sono rifugiati migliaia di profughi da tutta l'Attica.