Non si può parlare di Carlo Magno e della fondazione del regno dei Franchi,
senza prima analizzare le tendenze intellettuali
dell'Alto Medioevo.
L'Alto Medioevo è, per convenzione, quella parte del Medioevo che va dalla
caduta dell'Impero romano d'Occidente, avvenuta nel 476, all'anno 1000 circa.
Anche se la maggioranza degli Europei erano occupati a
ricostruire le loro vite (tentando di trovare protezione e sicurezza), c'erano
studiosi che tentavano di tenere vivo lo studio e l'apprendimento.
Come
si può aspettare, erano gli studiosi cristiani. Forse questi studiosi non
erano originali nel loro pensiero. D'altra parte, come sant'Agostino (354-430),
contribuirono a mantenere viva la cultura classica.
Due studiosi vissuti
in questo periodo ebbero un profondo rispetto per la produzione intellettuale di
Greci e Romani e nello stesso tempo erano devoti cristiani. Essi tentarono di
creare una cultura cristiana che combinava la tradizione greco-romana con la
fede cristiana e l'appoggio alla chiesa.
Boezio
Ultimo dei filosofi romani e primo dei teologi scolastici, Anicio Manlio
Severino Boezio (475-524) fu un
uomo di stato romano e un filosofo, e discendeva
da un'importante famiglia senatoria.
Egli studiò filosofia, matematica e poesia
nell'accademia di Platone e attraverso i suoi studi ad Atene acquisì le
conoscenze che più tardi lo avrebbero messo in grado di tradurre i filosofi
greci in latino.
Subito dopo il 500 servì alla corte di Teodorico
(455-526), re degli Ostrogoti, che governava in Italia.
Nel 510 Boezio fu
nominato console e "magister officiorum". Come console tentò di controllare il
comportamento oppressivo dei suoi ufficiali.
Nel 522, durante una controversia
religiosa, Boezio si schierò dalla parte sbagliata. Fu arrestato, condannato e
spedito in esilio in attesa dell'esecuzione.
Boezio fu un uomo fermo nei suoi
principi, come Socrate, anche a costo di scontrarsi con i poteri forti.
Mentre attendeva l'esecuzione Boezio scrisse un libretto intitolato "la
consolazione della filosofia".
Nella
"Consolazione" egli riferiva una
conversazione con la filosofia, che appare come una donna. In altre parole, egli
si rivolge non a Dio o a Cristo o alla sua fede, ma alle sue prime esperienze
filosofiche. Egli rassicurava se stesso, nella tradizione di Socrate e degli
stoici, che "se tu sei padrone di te stesso, tu sei in possesso di ciò che non
potrai mai perdere, e che la fortuna non potrà mai sottrarti" . Questa è
l'essenza del pensiero classico. La "Consolazione" è un libro meraviglioso la cui
ispirazione è da ricercarsi chiaramente in Socrate e negli Stoici. Immaginate
questo studioso imprigionato, in attesa di una morte certa. Era lo stoicismo che
gli aveva dato la forza spirituale di sopportare la situazione.
Stranamente le parole Cristo o Cristianesimo non appaiono nel suo libro.
Boezio esercitò un'influenza molto grande nella vita intellettuale
dell'occidente. Fino al XII secolo tutto quello che l'Europa seppe di Aristotele
proveniva da Boezio. Egli addirittura aiutò la diffusione della geometria
euclidea nel medioevo.
Voleva l'unità di fede e ragione e voleva dimostrare
che esse non entrano in conflitto, ma sono complementari.
La sua influenza fu vasta e duratura. Secoli dopo, nel 1600, Elisabetta regina
d'Inghilterra pretese che la Consolazione fosse letta nella sua corte. Ella
aveva conosciuto l'opera nella sua traduzione in inglese. Dante, Boccaccio,
Cervantes, e Chaucer erano studiosi abituali della Consolazione di Boezio. Ma
Boezio ben presto incontrò un terribile destino nelle mani dei funzionari Goti.
Nel
524, Teodorico confermò la sentenza e dopo alcuni giorni di crudeli
torture Boezio fu messo a morte a colpi di mazza. Come Socrate, Sir Thomas More,
Bruno e Galileo, Boezio cadde vittima di un potere forte e crudele. Egli fu un
intellettuale caduto per i suoi principi.
Boezio rese vivo l'insegnamento
dell'età classica. Lo stesso fecero Cassiodoro (485-580), Gregorio di Tours
(538-594), e Isidoro di Siviglia (560-636). E, con i modi suoi propri, fece la
stessa cosa Sant'Agostino (560-636). C'era qualcosa di vitale in questa
tradizione greco-romana che andava preservato.
Nel XIII secolo, per fare ciò, San Tommaso d'Aquino unì in una
sintesi Aristotele, filosofo pagano, con la teologia cristiana. Ragione e fede
non erano opposte, ma due strade entrambe necessarie per il raggiungimento della
verità.
Il venerabile Beda
L'altro
studioso è il venerabile Beda (673-735).
Beda
nacque a Monkwearmouth, vicino Durham, in Inghilterra e fu educato in un monastero
benedettino.
Più tardi
fu trasferito al monastero di Jarrow. Egli si dedicò
al latino, al Greco e alla lettura dei padri della chiesa. Studiò anche
l'ebraico, la medicina e l'astronomia. Ebbe una cultura enciclopedica.
Scrisse
vite dei santi, inni, epigrammi, lavori di cronologia cristiana, commentari al
vecchio e nuovo testamento. L'opera più importante di Beda fu "Historia
Ecclesiastica Gentis Anglorum", che contiene molte notizie sulla storia
dell'Inghilterra attorno all'anno 731.
La Storia comincia con un resoconto della geografia dell'Inghilterra e dei suoi
primi abitanti e racconta la storia dallo sbarco di Cesare nel 55 a.C.,
attraverso la conversione degli anglosassoni e la diffusione della fede
cristiana giù fino ai suoi giorni.
È a Beda, inoltre che dobbiamo l'espressione "A.D." o anno domini. Lui usò
una varietà di fonti per scrivere la sua storia incluso cronache, biografie,
documenti pubblici, e comunicazioni orali e scritte dei suoi contemporanei. Usò
criticamente queste fonti, come uno storico moderno. Credeva nei miracoli e
interpretava ogni storia alla luce della salvezza dell'uomo. La
storia, in altre parole, aveva uno scopo: la salvezza umana. Questo non era
insolito in un'età definita spesso età della fede.
Il regno dei Franchi
Durante l'Alto Medioevo, tra il 500 e il 1000, apparve una nuova forma di
governo. In origine si trattava di un governo germanico.
Roma aveva mantenuto il
suo potere attorno a un imperatore e ad una burocrazia amministrativa evoluta
ed estesa.
I Germani avevano un concetto diverso di Governo. Si era evoluto il
concetto di regno: il re doveva costantemente muoversi nelle sue terre per
mostrarsi ai suoi sudditi e dimostrare ad essi il suo valore. Mentre ciò
avveniva la chiesa era sempre più controllata dall'elite delle persone istruite.
Queste elite fornivano i funzionari necessari per le amministrazioni civili e le
autorità religiose. Mentre la chiesa preservava la cultura latina e romana, i
Germani letteralmente cambiavano la chiesa incorporandola nella loro società. I
Franchi espansero il loro territorio verso ovest, dalla Germania in quello che
ora è la Francia. Anche se essi rimanevano legati alle tradizioni delle loro
terre d'origine, mano mano che penetravano nella Gallia perdevano in parte le
loro caratteristiche di Germani. In altre parole i loro costumi ed istituzioni
cambiavano man mano che essi si allontanavano dalle loro terre d'origine. I
Franchi e altre tribù germaniche non erano mai stati assorbiti completamente dal
mondo romano, piuttosto essi avevano aggiunto a quel mondo un'impronta
germanica. E come vedremo lo stesso feudalesimo nascerà da questa combinazione
di costumi germanici e leggi romane.
I Merovingi
Abbiamo già notato, a proposito delle guerre sostenute da Teodorico, re degli
Ostrogoti, come i Franchi avessero, sotto Clodoveo (481-511), raggiunto la loro
unità e fondato una potente monarchia nella Gallia.
Il reale impatto dei Franchi sull'Europa occidentale data a partire dall'anno
481, quando il re dei Franchi Clodoveo (465-511) prese il trono.
Quando prese il
potere, Clodoveo aveva appena 15 anni. Ciò malgrado era un re ambizioso, abile e
decisamente spietato. Tra il 486 e il 511, Clodoveo conquistò alcune province
ancora governate da patrizi romani. Egli distrusse anche i regni degli Alemanni,
dei Burgundi e dei Visigoti in Gallia. L'evento più significativo del suo regno
fu la sua conversione al cristianesimo, dietro la spinta della moglie Clotilde.
Clodoveo si paragonò a Costantino, l'altro monarca che aveva sperimentato una
conversione. I suoi successori e i suoi leali sudditi seguirono il suo esempio e
abbracciarono il cristianesimo romano.
Clodoveo trasformò le sue guerre di
aggressione in guerre sante. Queste guerre erano contro gli eretici e i pagani,
e i Franchi furono considerati dal papa difensori della fede. Così a partire
dalla sua conversione e fino alla sua morte la storia dei Franchi fu
inestricabilmente connessa con la chiesa di Roma.
Quando Clodoveo morì nel 511,
la Gallia divenne teatro di numerose guerre civili.
La causa di queste guerre
civili risale alla legge franca dell'eredità. La legge era fatta in questo modo:
se un uomo con quattro figli moriva, la sua terra era divisa in quattro parti
uguali. Ciascun figlio avrebbe avuto la terra solo in uso e non in possesso.
Nessuno avrebbe potuto considerare la terra come una proprietà privata. In altre
parole la legge specificava uso e non proprietà o possesso. Questa stessa legge
fu applicata al potere reale. Il regno franco fu considerato come il più vasto
stato che poteva essere diviso a scopo amministrativo.
Dopo Clodoveo, il regno dei Franchi, diviso tra i figli e indebolito da una potente aristocrazia, sembrò condannato a
sfasciarsi. I Merovingi abbandonarono a poco a poco ogni potere civile e
militare a favore dei loro maestri di palazzo o maggiordomi (specie di gastaldi dei beni
della corona), i quali divennero i veri padroni dello stato.
Il grande regno di Clodoveo era stato suddiviso in 4 territori: la Neustria, L'Austrasia, l'Aquitania e la
Borgogna.
Questo schema era terreno
fertile di conflitti. Spesso un governante abile e brillante viene seguito da un
governante di minore qualità. Dopo Clodoveo nessun successore eguagliò il suo
potere o la sua influenza. A partire dal 640 la dinastia Merovingia,
stabilizzata da Clodoveo, rapidamente declinò. Le finanze erano fuori controllo,
le terre erano continuamente divise, il potere politico era nelle mani dei
maggiordomi di Palazzo.
A partire dal VII secolo la carica di Maggiordomo
divenne ereditaria. Questi maggiordomi ereditari erano gli antenati di Carlo
Magno. Tra questi maestri di palazzo i più abili risultarono quelli dell'Austrasia,
detti Pipinidi in quanto discendenti di Pipino di Landen.
Nella seconda metà
del VII ° secolo Pipino di Heristal (678-714), maggiordomo di Austrasia, e
Bertario, maggiordomo di Neustria, vennero alle armi, e Pipino riuscì vincitore
(687). Egli divenne il solo maggiordomo e il vero padrone di Austrasia e di
Neustria, iniziando la fortuna della futura dinastia carolingia. Il figlio Carlo
Martello (714-741) riuscì a rinsaldare il potere in Austrasia, Neustria e
Borgogna e lo estese alla Frisia, all'Alemagna e alla Turingia e a consolidare ancor più la
sua autorità contribuì il successo nella battaglia che fermò gli Arabi a Poitiers (732).
Il figlio Pipino, detto il
Breve (741-768), trovò in tal modo le condizioni favorevoli per farsi proclamare
re di nome, oltreché di fatto e, dopo aver deposto l'ultimo re fannullone, Childerico III
(752), fu riconosciuto re dall'assemblea dei Franchi, e consacrato prima dai
vescovi della Gallia e poi dal papa Stefano II.
I Carolingi ereditarono un paese che conservava alcune caratteristiche
dell'amministrazione romana, e specificatamente leggi e sistema di tassazione.
I Maggiordomi di Palazzo dei Franchi rappresentavano una nuova aristocrazia, la
classe dei guerrieri. Questa classe traeva la sua ricchezza solo dalla terra.
La
cultura franca non era urbana, vediamo un generale declino della vita
urbana nell'Alto Medioevo.
Vita urbana che non si sarebbe ripresa fino al XII secolo.
E'
stato detto che durante il regno di Carlo Magno (742-814) si completò il
passaggio dall'età classica all'età medievale. Egli salì al trono dei Franchi
nel 771 e governò fino all'814.
|