Giustiniano | |
(482-565) |
fu il più grande degli imperatori d'Oriente - regnò per 38 anni (527-565).
Giustiniano fu un riformatore sul modello di Cesare Augusto. Era desiderio di Giustiniano riportare l'impero - occidente e oriente - alla sua perduta grandezza. Infatti si disse che il suo desiderio di ripristinare l'impero era per lui un'ossessione.
Voleva riportare l'Occidente sotto l'autorità imperiale, recuperando la piena unità d'intenti con il papa infranta dalla politica dei suoi predecessori.
Sotto l'influenza dell'energica moglie Teodora (500-547), figlia di un custode dell'ippodromo, e non meno ambiziosa di suo marito, proteggeva i monofisiti (la natura umana di Gesù è assorbita da quella divina e dunque in lui è presente solo la natura divina), in contrasto con la dottrina di Nestorio (in Gesù Cristo convivevano due distinte persone, l'Uomo e il Dio - Maria era madre solo della persona umana) approvata dalla chiesa di Roma.
Lo scontro degenerò fino a portare alla rottura con il papa e i vescovi d'occidente.
C'era allora sul soglio pontificio papa Virgilio, ostile a qualsiasi cambiamento rispetto alla dottrina ortodossa definita dal concilio di Calcedonia, che rifiutò di ratificare l'editto di Giustiniano.
Giustiniano non esitò, nel 545 a far arrestare papa Virgilio e a farlo trasferire a Costantinopoli, dove il papa fini con l'accettare le opinioni di Giustiniano.
Questo provocò la rivolta dei vescovi italiani tanto che ne nacque un vero scisma destinato a durare fino alla fine del VII secolo.
La riconquista dell'Italia fu un obiettivo che richiese una lotta lunga e difficile.
Al termine, nel 554, Giustiniano proclamò la "Prammatica sanzione", su richiesta di papa Virgilio, con obiettivo di restaurare gli antichi rapporti sociali e dare al territorio un nuovo assetto amministrativo.
E prima ancora che finisse la campagna d'Italia, Giustiniano aveva già volto l'attenzione alla Spagna dei Visigoti.
L'occasione per intervenire fu fornita da re Atanagildo, il quale, avendo preso il potere sull'onda di una rivolta dello schieramento filo cattolico contro lo schieramento filoariano di Agila, si era rivolto proprio all'imperatore d'oriente per averne aiuto. Un corpo di spedizione bizantino conquistò così un ampia fascia costiera nella parte sud orientale della penisola iberica, comprendente la città di Malaga e Cordoba.
Con il successo dell'intervento imperiale in
Spagna il mediterraneo era tornato ad essere un lago romano.
Per portare avanti un programma così ambizioso, Giustiniano aveva bisogno di grandi risorse finanziarie, che potè reperire solo potenziando l'apparato amministrativo e ponendolo sotto l'attento controllo dei funzionarti imperiali. L'accentramento delle funzioni di governo all'interno degli uffici di corte nasceva inoltre dall'esigenza di tenere a freno l'aristocrazia che, sia pur in ritardo rispetto a quanto da tempo accadeva in Occidente, già mostrava la tendenza ad accrescere i propri latifondi, assorbendo la piccola proprietà ed estendendo il suo controllo sulla popolazione contadina.
Insieme alle conquiste, una grande realizzazione di Giustiniano fu la raccolta completa del diritto romano.
Giustiniano aveva compreso che un governo forte non poteva esistere senza buone
leggi. Anche se i romani andavano orgogliosi delle loro leggi scritte, molti
secoli di leggi scritte avevano creato una certa confusione. Ai tempi di
Giustiniano un uomo avrebbe potuto passare una vita a studiare le leggi romane
senza riuscire a dominarle. Le leggi erano diventate troppo numerose nei secoli
e spesso creavano confusione. Giustiniano creò una commissione di sedici uomini,
coordinati da Triboniano, per mettere ordine. Questi uomini lavorarono per sei
anni e studiarono oltre duemila testi. Nel 534, la commissione produsse il
Corpus Juris Civilis. Il Corpus, scritto in latino, divenne il lavoro legale e
standard fino alla metà del XIX secolo. Così com'è il Corpus è uno degli
ordinamenti giuridici più sofisticati prodotti e simboleggiò gli sforzi di
Giustiniano per creare un Impero riunito e ben governato.
Il Corpus iuris civilis diviso in quattro parti è composto da:
-- Institutiones - opera didattica in 4 libri destinata a coloro che studiavano
il diritto e all'insegnamento nelle scuole.
-- Digesta (o Pandectae) - antologia in 50 libri estratti dalle opere giuridiche
dei più eminenti giuristi della storia di Roma.
-- Codex - raccolta di costituzioni imperiali da Adriano allo stesso
Giustiniano.
-- Novellae Constitutiones - costituzioni emanate da Giustiniano dopo la
pubblicazione del Codex, fino alla sua morte (534-565).
Le prime
tre parti sono scritte in latino mentre l'ultima parte, quella delle Novellae
Constitutiones, è scritta in greco.
Ancora guerra:
Nel 536 scoppiarono a Costantinopoli tumulti violentissimi contro le misure
fiscali del governo. Fazioni rivali dei Blu e dei Verdi (ammiratori di opposte
squadre di guidatori di carri da corsa) si scontrarono per le strade.
Giustiniano avrebbe voluto abbandonare la città durante i tumulti, ma i generali
Belisario e Narsete e la moglie Teodora lo persuasero a rimanere. Teodora prese
su di sè l'incarico di reclutare un esercito personale che uccise 35.000 persone
in un giorno solo.
In seguito alla vittoria Giustiniano spedì il suo esercito a riconquistare
alcune zone perse dell'impero occidentale.
In politica estera Giustiniano, dopo l'Italia e parte della Spagna, si lanciò nella guerra persiana, in cui fece le prime esperienze militari come capitano Belisario, che si svolse con alterne fortune durante quasi tutto il governo di Giustiniano. Nel 532 Giustiniano concluse con il re Còsroe la cosiddetta « pace perpetua », obbligandosi a pagare annualmente una consistente somma, in modo da potersi lanciare indisturbato contro l'occidente.
Seguì la guerra contro i Vandali d'Africa
(533-534), per la quale il pretesto fu fornito dalla detronizzazione del re
Ilderico, amico di Giustiniano e favorevole alla popolazione romana. L'esercito
bizantino, comandato da Belisario, in soli due anni debellò i Vandali,
distruggendo ogni traccia della loro dominazione.
La guerra gotica (535-553) fu un lungo conflitto che contrappose l'Impero
bizantino agli Ostrogoti nella contesa di parte dei territori che fino al secolo
precedente erano parte dell'Impero romano d'Occidente. La guerra fu il risultato
della politica che l'imperatore bizantino aveva già messa in atto
precedentemente con la riconquista dell'Africa contro i Vandali, mirante a
riconquistare all'impero le province italiane e altre regioni limitrofe
conquistate da Odoacre prima e dagli Ostrogoti (Goti orientali) di Teodorico il
Grande alcuni decenni prima.
Il conflitto ebbe inizio nel 535 con lo sbarco in Sicilia di un esercito
bizantino sotto il generale Belisario; risalendo la penisola le forze di
Belisario ebbero ragione delle truppe gote dei re Teodato prima e di Vitige poi,
conquistando molte importanti città tra cui le stesse Roma e Ravenna. L'ascesa
al trono goto di Totila ed il richiamo di Belisario a Costantinopoli portarono
alla riconquista da parte dei Goti di molte delle posizioni perdute; solo con
l'arrivo di una nuova armata sotto il generale Narsete le forze imperiali
poterono riprendersi, e dopo la morte in battaglia di Totila e del suo
successore Teia la guerra si concluse nel 553 con una completa vittoria per i
Bizantini.
La lunga guerra provocò vaste distruzioni alla penisola, spopolando le città ed
impoverendo le popolazioni, ulteriormente flagellate da un'epidemia di peste e
da una carestia; l'occupazione dell'Italia da parte dei bizantini si rivelò
effimera visto che già dal 568 le forze dei Longobardi iniziarono a calare nella
penisola, occupandone vasti tratti anche grazie alla debolezza dei difensori.
I quarant'anni di regno di Giustiniano segnarono comunque il crollo definitivo del suo sogno, rivelando l'impossibilità di contrastare le forze che minavano il grande impero dall'esterno e dall'interno.
All'interno, la plebe numerosa, costituiva una minaccia costante per l'ordine pubblico.
All'esterno, successi in politica estera si rivelarono più apparenti che reali: le conquiste in Spagna e Italia andarono in gran parte perduti pochi anni dopo la sua morte mentre nei balcani e sul fronte orientale Giustiniano non riuscì a conseguire risultati di rilievo, lasciando ai suoi successori grandi difficoltà e discordie con vari popoli tra cui Slavi, Avari e Persiani.
La religione
Oltre al riordinamento giuridico Giustiniano curò il riordinamento religioso ed
economico dell'impero.
Dal punto di vista religioso, egli provò a ristabilire l'unità tra le varie
ideologie cristiane, cercando una via di mezzo nell'eterna questione tra
ortodossi e monofisiti; ma, soprattutto per l'influenza della moglie Teodora,
favorevole ai monofisiti per riguardo ai popoli dell'oriente, tale unità non fu
ristabilita.
La religione, così come la legge serviva a Giustiniano per rafforzare il potere.
Fin dal V secolo il patriarca di Costantinopoli incoronò gli imperatori a
Costantinopoli, una pratica che rifletteva lo stretto legame tra potere politico
e potere religioso.
Nel 380 il Cristianesimo era stato proclamato
religione dello stato. Tutte le altre religioni e sette erano denunciate come
folli e insane. La Cristianità Ortodossa non fu tuttavia l'unica religione
dell'impero con un significativo numero di seguaci. Né i governanti videro la
religione come un mero strumento di potere politico. Di volta in volta diverse
eresie come l'arianesimo (Gesù non sarebbe stato della stessa sostanza di Dio) o
il monofisitismo (Gesù avrebbe avuto una sola natura, un composto umano-divino,
non completamente umano e non completamente divino) o gli iconoclasti (che
volevano impedire l'uso delle immagini nelle funzioni religiose) ricevettero
l'appoggio imperiale. Persecuzioni e assorbimenti nelle festività cristiane
servirono a tagliare molte pratiche religiose pagane.
C'era anche un gran numero di ebrei che vivevano nel mondo bizantino. Tuttavia i
romani avevano considerato i giudei, in confronto ai cristiani di strette
vedute, dogmatici e intolleranti e non avevano una grande simpatia per loro. Per
la legge romana i Giudei avevano protezione legale fino a che non tentavano di
fare proseliti tra i cristiani, di costruire nuove sinagoghe e di assumere
pubblici uffici. Mentre Giustiniano adottò una politica di conversione
volontaria degli ebrei, gli imperatori successivi ordinarono a tutti gli ebrei
di essere battezzati e garantirono l'esenzione fiscale a quelli che
volontariamente si convertivano.
Nessuno sforzo per convertire gli ebrei dell'impero ebbe successo.
Economia
Dal punto di vista economico, Giustiniano favorì in ogni modo lo sviluppo
commerciale e industriale del paese, che, per la sua posizione geografica, era
il naturale intermediario tra l'Occidente e l'Oriente.
Soprattutto Costantinopoli divenne il più grande mercato del mondo, a cui
affluivano tutti i prodotti dell'Asia dell'Africa, e da cui ripartivano verso
tutti i paesi del Mediterraneo e dell'Europa barbarica.
Fu introdotto, tra le altre cose, l'allevamento del baco da seta, che in seguito
alla guerra con i Persiani non si poteva più importare dall'Estremo Oriente
(552), fu coniata una nuova moneta, il soldo d'oro (circa 16 lire oro), con
l'effigie dell'imperatore, che fu per molto tempo la moneta del commercio
mediterraneo. Giustiniano fu infine benemerito dell'arte edilizia sacra e
profana. A Costantinopoli Giustiniano costruì acquedotti per rifornire la città,
ordinò personalmente la costruzione di almeno venticinque chiese di cui Santa
Sofia è la più nota. La chiesa di Santa Sofia inizialmente fu costruita ai tempi
di Costantino e ricostruita attorno al 400. Giustiniano diede l'incarico a due
architetti greci, Isidoro e Artemio, di costruire un nuovo tipo di Chiesa, con
una grande cupola al centro. La cupola era alta 55 metri e ricopriva un'area di
2500 metri quadrati. L'interno era leggero e arioso e ricoperto di mosaici.
Durante il regno di Giustiniano l'impero contava più di 1500 città. La più
vasta, con circa 350.000 abitanti, era Costantinopoli, incrocio culturale tra
est ed ovest, nord e sud. Le città erano governate da consigli formati da circa
200 ricchi possidenti. Essi erano i decurioni e costituivano la crema
intellettuale e politica dell'impero.
Un censimento del V secolo ci dà il senso della grandezza e dello splendore di
Costantinopoli. Secondo questo censimento c'erano cinque palazzi imperiali e
nove palazzi dei principi, otto bagni pubblici e 153 bagni privati, cinque
granai, due teatri, un ippodromo, 322 vie cittadine, 4388 case, 52 portici, 20
panettieri pubblici e 120 panettieri privati, 14 chiese. Il divertimento più
popolare era il teatro, frequentemente censurato dal clero per spettacoli
osceni, e le corse dei cavalli. Esistevano anche numerose taverne pubbliche.