Sui confini esterni del mondo latino, (in Spagna, Sicilia, Nord Africa) e del
mondo Bizantino, (in Egitto, Palestina, Siria) si sviluppò il mondo dell'Islam.
Per
secoli l'Islam fu una minaccia e una fonte di idee nuove per l'occidente e per
l'oriente.
Tra il VII e il XII secolo, l'Islam fu il centro di una civiltà
brillante e di un'alta cultura scientifica, filosofica, e artistica. Anche se la
sua lingua non era né greca e né latina l'Islam assorbì molta cultura greca che
riuscì a preservare per l'Occidente latino. In generale, si può dire che Islam
assorbì e sintetizzò la cultura della Grecia, di Roma, degli Ebrei, del
Cristianesimo e del Vicino Oriente.
All'inizio i musulmani erano aperti e cauti.
Presero in prestito ed integrarono
elementi delle altre culture.
La nuova religione islamica accoglieva elementi
ebraici, cristiani e pagani, oltre ad elementi di buon senso comune.
I musulmani
tollerarono minoranze religiose all'interno dei territori conquistati, a patto
che rispettassero la politica dei conquistatori e pagassero le tasse.
Ancora, i
musulmani erano attenti a proteggere la purezza della loro religione, lingua, e
legge da influenze straniere. Col passare del tempo, e con l'aumento dei
conflitti con i cristiani orientali e occidentali, questo istinto protettivo
crebbe più forte.
Alla fine, la cultura islamica non penetrò l'ovest nello
stesso modo in cui la cultura germanica lo aveva fatto, ma rimase estranea.
Fondamentale per l'Islam fu la sua religione, cosa che si può dire allo stesso
modo del cristianesimo medievale dell'Occidente.
Tuttavia conosciamo più
cose del primo cristianesimo rispetto a quelle del primo islamismo.
La
ragione è chiara: il Cristianesimo fu prodotto da una cultura letteraria mentre
la religione islamica nacque all'interno di una cultura largamente non
letteraria.
La culla dell'Islam fu la Penisola Arabica.
La Penisola è prevalentemente
desertica e le tribù che abitavano quest'area erano nomadi e si spostavano da un
posto all'altro. Politicamente l'Islam non era un territorio unificato e non
c'era alcun governo centralizzato.
Il grande agente unificatore della civiltà islamica fu Maometto (570-632).
Egli
era nato alla Mecca da una famiglia modesta. Il padre era morto nell'anno della
sua nascita e la madre morì quando egli aveva sei anni. Al tempo della nascita
di Maometto La Mecca era una delle più ricche città carovaniere. Tuttavia La
Mecca era era ancora legata alla vita sociale e religiosa del mondo arabo.
In
altre parole essa era governata dalle società tribali del deserto.
L'appartenenza alla tribù era determinata dalla discendenza di sangue. In tale
ordine gli interessi dell'individuo erano sempre subordinati a quelli del gruppo
o della tribù. Ogni tribù adorava i suoi propri dei sotto forma di oggetti e
fenomeni naturali (luna, cielo, cane, gatto, ariete) ma tutti gli arabi
veneravano un oggetto in comune: la kaaba, una grande pietra nera inserita in un
reliquiario alla Mecca.
La Kaaba rendeva La Mecca un importante luogo di
pellegrinaggio e di adorazione.
Da giovane Maometto lavorava come aiutante di un mercante e percorse le maggiori
piste commerciali della penisola.
Quando aveva 25 anni sposò la vedova di un ricco mercante e divenne un uomo di
pensiero. Divenne anche una sorta di attivista sociale, critico nei confronti
del materialismo della Mecca e nei confronti dei trattamenti ingiusti subiti dai
poveri e dai bisognosi.
Maometto lavorò molto alla sua missione, ma come molti "redentori" e profeti
Maometto era tormentato dai dubbi.
I suoi dubbi aumentarono al punto che egli abbandonò la società della Mecca e
andò a vivere in isolamento nel deserto.
Nel 610 all'età di quarant'anni
ricevette la sua prima rivelazione e cominciò a predicare.
Egli credeva che le
sue rivelazioni provenissero direttamente da Dio, un Dio che gli parlava
attraverso l'angelo Gabriele, il quale gli recitava le parole di Dio a
intervalli irregolari. Queste rivelazioni furono raccolte nel Corano, che i suoi
seguaci compilarono tra il 650 e il 651.
Il messaggio di base che Maometto
ricevette fu di persuadere tutti gli Arabi a sottomettersi alla volontà di Dio.
Islam significa "sottomissione alla volontà di Dio".
C'era poco di nuovo nel messaggio di Maometto.
Dichiarava di essere l'ultimo
profeta scelto da Dio in ordine di tempo a partire dai profeti citati nella
Bibbia.
Il Corano riconosceva Gesù come profeta, ma non come figlio di Dio. Come
il giudaismo l'Islam era una religione monoteistica e teocratica.
Le verità di base della religione di Maometto erano:
Dio è buono e onnipotente;
Dio giudicherà tutti gli uomini nell'ultimo giorno e assegnerà loro un posto nel
paradiso o nell'inferno;
gli uomini devono ringraziare Dio per aver fatto il mondo così com'è;
Dio si aspetta che gli uomini siano generosi con la loro ricchezza;
Maometto è un profeta mandato da Dio per istruire gli uomini sulla parola di Dio
e avvertirli dell'esistenza del giudizio finale.
Molte di queste verità di fede erano simili a quelle
della tradizione giudaico-cristiana. Tuttavia la religione di Maometto non è una
semplice copia.
Essa si sviluppò come risultato delle condizioni sociali ed
economiche della Mecca. Un'altra differenza dovrebbe essere notata: il
cristianesimo era stato prodotto in un ambiente urbano, mentre la fede di
Maometto era forgiata dalla sua vita nel deserto.
La Mecca e Medina
Nonostante la fede del suo gregge, Maometto andò incontro a grosse delusioni
quando predicò la sua religione alla Mecca. Ebrei e Cristiani non si
convertivano. La sua fede fu rifiutata totalmente dalle autorità della Mecca.
Era ovvio che i mercanti della Mecca rifiutassero il messaggio religioso di
Maometto. Essi non avevano alcuna intenzione di fare professione di fede e di
essere generosi con la propria ricchezza. Le autorità tentarono di rendere
innocuo Maometto con minacce e profferte di amicizia, ed egli fu costretto ad
allontanarsi per andare a Medina nel 622. Il 622, l'anno della sua migrazione (ègira), sarebbe stato assunto dagli Arabi
come data d'inizio dell'era musulmana, così come l'anno della nascita di Cristo
segna l'inizio dell'era cristiana. Divenuto capo religioso e politico di Medina, Maometto guidò ripetuti attacchi
contro le carovane dei mercanti meccani, riportando altrettante vittorie che
furono considerate la prova evidente del favore e della protezione di Allah.
Questi attacchi, se procuravano i mezzi di sussistenza ai musulmani,
costituivano una seria minaccia ai commerci della Mecca.
Da qui la reazione dei meccani che combatterono
Maometto e i suoi con alterne fortune prima di accettare una tregua e consentire
nel 629 a Maometto di fare il pellegrinaggio alla Kaaba.
Più tardi si
avvicinarono a lui e si convertirono aprendogli le porte della città, era il 20 ramadam dell'anno 8 (11 gennaio 630) . Da allora crebbe continuamente il numero
delle tribù beduine che si convertirono o semplicemente si allearono accettando
di pagare il tributo.
Lo stesso facevano le comunità cristiane che
potevano così continuare a praticare la loro religione sotto la protezione dei
musulmani.
Nonostante il successo e la gloria, Maometto continuò a condurre una vita
modesta e a prodigarsi per i poveri. Alla sua morte lasciò in eredità
una religione semplice e pratica, priva di sacerdoti e liturgie, ma pervasa da
un forte anelito di giustizia sociale.
Maometto morì nel 632 al ritorno da un
pellegrinaggio alla Mecca.
La sua morte lasciò i suoi seguaci in preda a una serie
di problemi pesanti. Egli non aveva mai vantato origini divine, ma i suoi
seguaci non vedevano alcuna ragione per separare il potere politico da quello
religioso. Sottomettersi alla volontà di Allah non era diverso dal sottomettersi
a Maometto. Sfortunatamente Maometto non aveva designato un successore.
Chi
avrebbe guidato i fedeli? Presto dopo la sua morte alcuni dei suoi seguaci
scelsero Abu Bakr, ricco mercante suocero di Maometto, come califfo, o capo
temporale.
Maometto e i successivi califfi avevano ripreso il costume arabo di attaccare i
loro nemici con dei raids. Il Corano definiva tali raids Jihad (fatica sulla via
del Signore). Le Jihad non erano organizzate allo scopo di convertire gli altri
per la semplice ragione che la conversione all'Islam doveva essere volontaria. I
Bizantini e i Persiani furono i primi a subire la pressione dei raids arabi. A
Yarmuk nel 636 i Musulmani sconfissero l'esercito Bizantino. La Siria cadde nel
640. Nel 650 gli Arabi avevano conquistato l'intero impero
persiano.
Egitto, Nord Africa, Spagna (con il suo centro a Cordova) furono tutti
conquistati e sottomessi al governo dei musulmani entro il 720.
Nel 732 un
esercito musulmano fu sconfitto nella battaglia di Tours e l'espansione araba in
Europa ricevette un ruvido stop.
Uno dei problemi maggiori per il mondo musulmano era la scelta del califfo.
Quando il genero di Maometto fu assassinato divenne califfo il generale Mohavià.
Mohavià rese il califfato ereditario nella sua famiglia, creando la dinastia
degli Ommiadi. Una delle prime decisioni di Mohavià fu di spostare la capitale
del mondo islamico da Medina a Damasco in Siria. Tuttavia le discordie interne
sul califfato crearono una spaccatura nell'Islam tra gli Sciiti, coloro che
accettavano solo i discendenti di Alì -genero di Maometto- e i Sunniti - che
accettavano come legittime guide solo i discendenti degli Umayadi. Questo scisma
esiste ancora oggi.
La religione islamica: principi e prescrizioni Le ammonizioni e le affermazioni riguardanti il destino dell'uomo, i precetti
culturali e giuridici che Maometto diceva di aver ricevuto direttamente da
Allah, furono prima tramandati oralmente, poi vennero raccolti nel Corano, il
libro sacro degli Arabi, che da allora ha fatto da guida ai musulmani di tutte
le epoche e di tutto il mondo. Il credente, per meritare il paradiso, deve osservare cinque precetti
fondamentali:
PILASTRI DELLA FEDE ISLAMICA
Il primo pilastro è la doppia
professione di fede - shahada:
« Non c'è altro Dio che Allah e
Maometto è il suo profeta»
La prima parte, nel proclamare
l'unicità di Allah distingue radicalmente l'ISLAM dal politeismo.
La seconda parte la distingue dalle
altre religione monoteistiche, in particolare dall'Ebraismo e dal Cristianesimo.
Il credente che abbandona l'Islam si macchia di una colpa gravissima, punibile
con la morte.
Il musulmano che sposa un'ebrea o una
cristiana deve educare i figli nella religione islamica, mentre la madre può
conservare la propria fede.
Un "non" musulmano
non può sposare una musulmana, senza prima essersi convertito all'Islam: divieto
ancora oggi in vigore che è all'origine della maggior parte delle conversioni
che si registrano tra gli occidentali che vivono nei paesi arabi.
I non credenti che
caduti sotto la dominazione dei paesi islamici devono convertirsi o essere messi
a morte. Gli appartenenti ad una religione politeista possono convertirsi o
conservare la propria fede pagando un'apposita imposta ed evitando ogni
forma di proselitismo
Il secondo pilastro
è la preghiera, per chiedere a Dio perdono e benedizione. La preghiera si recita
in due modi ma sempre con il volto rivolto verso La Mecca:
in forma individuale,
cinque volte al giorno al richiamo del muezzin, quasi isolato dal suono con un
tappeto. In forma comunitaria in una mosche il venerdì a mezzogiorno. La
preghiera ha lo scopo di venerare Dio, non di chiedergli speciali
benedizioni o favori
Il terzo pilastro è il Ramadam, un intero mese dedicato
alle pratiche di religione, alla lettura e all'apprendimento della fede. E'
proibito, dall'alba al tramonto, bere, mangiare e fumare nonchè avere rapporti
sessuali (digiuno nàum). Il divieto non vale durante la notte. Il ramadam si conclude con una
grande festa, la "festa di rottura del digiuno".
Il quarto pilastro
del credente è il pellegrinaggio (hagg) alla Mecca, a patto che se ne abbia la
possibilità materiale. Almeno una volta nella vita il pellegrinaggio si svolge
in un'epoca precisa e secondo un rito minuzioso.
Il quinto pilastro
è l'elemosina (zakàt) legale o di purificazione, equivalente ad un decimo del reddito.
Era a carico dei fedeli benestanti per soccorrere gli indigenti, oggi viene
versata nelle casse delle moschee a titolo volontario
A questi cinque pilastri alcuni musulmani ne
aggiungono un sesto pilastro, la guerra santa, la Jihad, considerata
l'equivalente della crociata cristiana.
Non è però solo la lotta contro gli
infedeli, la Jihad è la lotta dell'uomo contro le proprie passioni e le cattive
inclinazioni.
Il Corano contiene anche prescrizioni morali, giuridiche e sanitarie. Per
esempio, è ammessa la poligamia fino a un massimo di quattro mogli; è proibito
il consumo di bevande alcoliche e della carne suina per motivi igienici; sono
severamente vietati i giochi d'azzardo, la frode e l'usura.
La formazione dell'Impero islamico - Gli Arabi alla conquista del mondo I successori di Maometto, i califfi, cioè le massime guide spirituali e
politiche degli islamici, diedero inizio alla «guerra santa» (jihad) per
convertire i popoli infedeli, poiché dovere primo di ogni credente era la
diffusione della nuova fede. L'espansione araba fu spettacolare per la rapidità con cui si realizzò.
In poco
meno di trent'anni, tra il 633 e il 661, le «sacre armate» islamiche
conquistarono la Persia e larga parte dei territori bizantini (Siria, Palestina,
Egitto, Libia). L'avanzata musulmana proseguì poi in Oriente fino al lago d'Aral,
al Pamir e alle foci dell'Indo. In Occidente gli Arabi estesero il proprio
dominio sull'Africa settentrionale fino allo stretto di Gibilterra. In seguito,
con l'aiuto delle tribù berbere delle regioni nordafricane, passate
all'islamismo, invasero la Spagna (711), sconfissero i Visigoti e conquistarono
Granada, Siviglia, Cordova e Toledo. Superati quindi i Pirenei, penetrarono in Francia e raggiunsero le rive della
Loira, ma a Poitiers, nel 732, un secolo esatto dopo la morte di Maometto, i
musulmani furono respinti dai cavalieri franchi guidati da Carlo Martello.
Infine, muovendo dall'Africa settentrionale, attaccarono la Sicilia nell'827 e
ne iniziarono la conquista, che verrà portata a termine nel 902 con la caduta di
Taormina, ultima piazzaforte ancora bizantina.
Vari fattori resero possibile agli Arabi conquistare in così breve tempo un
territorio tanto vasto.
Innanzi tutto, l'impiego della cavalleria, dall'impatto
inarrestabile, contro eserciti che erano formati da soldati a piedi, in grande
maggioranza mercenari. Bisogna ricordare poi che nelle regioni raggiunte dai
Musulmani le masse popolari subivano vessazioni di ogni genere, mentre i ceti
dominanti godevano di privilegi, compivano soprusi, sperperavano ricchezze; non
avendo dunque nulla da perdere, i diseredati accolsero con favore l'arrivo delle
armate islamiche, le cui file si ingrossavano di volontari via via che
avanzavano in Oriente e nell'Africa mediterranea. Gli Arabi, inoltre, si dimostravano tolleranti nei confronti dei vinti. Essi
infatti erano troppo poco numerosi per poter imporre un rigido sistema di potere
e per questo rispettavano la proprietà privata e le tradizioni locali, esigendo
soltanto alcuni tributi, dai quali tuttavia venivano esentati coloro che si
convertivano all'islamismo. I territori occupati vennero organizzati in un unico impero, che ebbe come
capitale Damasco.
Ben presto, però, il controllo di questo immenso dominio
divenne sempre più difficoltoso. Il califfato da elettivo era divenuto
ereditario e il mondo islamico iniziò a essere lacerato da lotte intestine per
il potere.
Nel 750 fu rovesciata la dinastia regnante degli Omayyadi, i cui
ultimi esponenti trovarono rifugio in Spagna dove fondarono un regno
indipendente, l'Emirato di Cordova. La dinastia degli Abbasidi, sostituitasi
agli Omayyadi al governo dell'Impero, spostò nel 762 la capitale a Baghdad, dove
regnò fino al 1258, anno in cui i Mongoli occuparono la città e soppressero il
califfato. Il trasferimento della capitale nella parte orientale dell'Impero favorì le
spinte autonomistiche soprattutto nelle regioni occidentali, dove si formarono
altri emirati (principati) indipendenti sulla costa africana (Egitto, Tunisia,
Marocco), governati da dinastie autonome da Baghdad.
In ogni modo, nonostante il
frazionamento politico, l'unità culturale e religiosa del mondo islamico non
venne mai meno.
L'Arabia dei beduini -Il commercio e la pastorizia
Le piogge portate dai monsoni e la felice posizione geografica dell'Arabia, tra
la valle dell'Indo e quella del Nilo, avevano favorito, nella parte meridionale
della penisola, lo sviluppo dell'agricoltura e del commercio.
L'attività mercantile era praticata prevalentemente dagli Yemeniti, che avevano
tracciato per le loro carovane una pista che risaliva tutta l'Arabia, lungo la
quale erano stati costruiti alcuni punti di sosta e due cittadelle: La Mecca e
Yathrib.
La parte centro-settentrionale della penisola era invece abitata da pastori, i
beduini (uomini del deserto), divisi in tribù, ognuna delle quali era guidata da
un capo, lo sceicco.
Le tribù integravano le magre risorse dei pascoli compiendo razzie e
taglieggiando i mercanti, ai quali, in cambio di regolari tributi, assicuravano
la protezione sui trasporti. Unica legge dei beduini era una sorta di codice
d'onore tribale, che imponeva di dare ospitalità perfino ai nemici, di essere
leali e solidali con i compagni, di lavare nel sangue l'offesa arrecata a un
membro della tribù.
Le carovane del deserto
Le grandi carovane si formavano prevalentemente in autunno. Migliaia di cammelli
venivano caricati con le merci raccolte nei magazzini lungo le rive dell'Oceano
Indiano e del Golfo Persico. Il carico medio di un cammello era di 100 chili,
divisi in due some bilanciate di 50 chili l'una. Alcuni cammelli erano adibiti
al trasporto di viveri.
Le scorte alimentari, oltre al latte degli animali, consistevano in carne
essiccata, datteri, granaglie (che venivano macinate con mortai di pietra al
momento dell'uso) e, prima della proibizione imposta da Maometto, in vino di
ottima qualità, ricavato dalle oltre venti varietà di uva dell'Arabia
meridionale. Il rifornimento idrico era assicurato dagli otri portati dai
cammelli e dai pozzi disseminati lungo le piste.
I tempi di percorrenza della carovana, sui 2.000 chilometri dalI'Hadramauth a
Petra, erano di circa due mesi: una media di 40 chilometri al giorno, comprese
le soste nelle città carovaniere. Le carovane partivano a scaglioni, con
intervalli di qualche giorno per permettere all'acqua dei pozzi di ritornare a
livello.
La «poesia del distacco» -
I lunghi percorsi ritmati dal passo del cammello fecero fiorire una vasta
produzione poetica, la qasida, che in aramaico, la lingua usata dai carovanieri,
significa poesia del distacco. Si tratta infatti di poemi di partenze, di
nostalgie accresciute dal sapore amaro dei miraggi, di storie di mostri, di
stelle, di lontani e irraggiungibili amori.
Maometto unifica un popolo disperso e diviso.
Ogni tribù dell'Arabia preislamica adorava propri idoli (animali, alberi,
rocce), onorandoli con sacrifici rituali, corse sfrenate a cavallo, lanci di
pietre. A queste forme di culto primitivo si accompagnavano la venerazione di
Allah, considerato il Dio supremo da tutte le tribù. Ogni anno gli Arabi, per un
periodo di quattro mesi, sospendevano le eventuali guerre per poter compiere il
pellegrinaggio alla Mecca, la città santa. Qui, nella Kaaba, un tempio di forma
cubica, era adorata la Pietra Nera, un meteorite che si riteneva fosse stato
portato sulla Terra dall'arcangelo Gabriele e che si fosse annerito per aver
assorbito i peccati degli uomini. Era venuto così formandosi, tra le diverse
tribù, un legame di carattere religioso che dava loro la consapevolezza di
appartenere a una stessa etnia, di costituire un unico popolo.
Ma l'unità politica e religiosa del mondo arabo fu raggiunta solo grazie all'opera e
alla predicazione di Maometto (il Lodato), che seppe risvegliare negli Arabi il
sentimento e l'orgoglio nazionale.
Aspetti della civiltà araba - L'apporto degli Arabi in campo economico La civiltà araba iniziò a fiorire nel IX secolo. Essa fu il risultato della
straordinaria capacità degli Arabi di rielaborare in modo originale il
patrimonio scientifico, culturale e artistico dei diversi popoli con i quali
erano venuti a contatto nel corso della loro espansione e dopo le grandi
conquiste. L'esito fu una perfetta sintesi di elementi bizantini e orientali
(persiani, indiani, cinesi). Protagonisti indiscussi di questa «civiltà senza frontiere» furono i mercanti
musulmani, che assunsero il controllo di tutte le arterie commerciali
convergenti nel Vicino Oriente. Gli Arabi migliorarono gli impianti di
irrigazione e introdussero nel bacino del Mediterraneo nuove varietà vegetali,
come canna da zucchero, gelso, riso, canapa, cotone, albicocco, arancio,
zafferano.
Si fecero tramite della circolazione di innovazioni tecniche e
scientifiche: per esempio, diffusero in Occidente la tecnica della fabbricazione
della carta che avevano appreso dai Cinesi. Raggiunsero inoltre importanti
traguardi nella fusione dei metalli e nell'uso dei mulini a vento per la
macinazione del grano. Notevoli progressi realizzarono anche nella lavorazione
delle armi, che ebbe i suoi centri più importanti a Damasco e Toledo, degli
oggetti cesellati, del legno intarsiato, del cuoio (celebre quello rosso del
Marocco),del vetro colorato, dei tessuti, (broccati e damaschi), dei tappeti. Dominatori dei mari, gli Arabi idearono nuovi strumenti per la navigazione e lo
studio degli astri, costruirono navi veloci e sicure, attrezzarono i porti per
il deposito delle merci e per facilitare le operazioni di attracco, di scarico e
carico. Gli apporti in campo scientifico, letterario e artistico Agli Arabi si devono fondamentali progressi della matematica: inventarono
l'algebra e la trigonometria, introdussero in Europa la numerazione decimale,
che avevano appreso in India e che sostituì la numerazione romana, e il concetto
di zero. Inoltre svilupparono gli studi e le ricerche di chimica, ottica,
astronomia e medicina, creando una nuova «scienza» medica basata sulla
somministrazione di erbe, sciroppi e pomate. Anche nel campo della letteratura gli Arabi hanno lasciato un patrimonio
originale, il cui capolavoro è rappresentato da Le mille e una notte, una vasta
raccolta di leggende popolari. Essi istituirono in tutti i territori conquistati
biblioteche e scuole a livello universitario, dove venivano coltivati
soprattutto gli studi giuridici, filosofici e medici. Agli Arabi si deve la
conservazione della cultura greco-ellenistica, il cui studio fu incoraggiato dai
califfi e dagli emiri. A Cordova, per esempio, si trovava la più importante
biblioteca del mondo occidentale; vi lavoravano migliaia di copisti e traduttori
trovati e assoldati un poco dovunque da appositi inviati. Grazie al loro lavoro
vennero accumulati nella biblioteca circa duecentomila manoscritti: testi in
tutte le lingue, greci, latini, arabi, raccolti in ogni parte del Mediterraneo e
poi copiati in molti esemplari.
La civiltà araba si manifestò in tutto il suo splendore anche nell'architettura
e nell'urbanistica, come testimoniano i complessi monumentali dell'Alhambra di
Granada, fiabesco palazzo dei regnanti della Spagna meridionale, dell'Alcazar di
Siviglia, la residenza reale fortificata, della Moschea di Cordova, e i
bellissimi edifici, cupole, minareti, palazzi, fontane e giardini che
conferiscono un aspetto inconfondibile alle città arabe.
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